Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura
Mercoledì della XXVII settimana del Tempo Ordinario
Letture: Gal 2,1-2.7-14; Sal 116; Lc 11,1-4
Riflessione biblica
“Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: Signore, insegnaci a pregare” (Lc 11,1-4). C’è un dettaglio che mi colpisce: i discepoli vedono pregare Gesù e desiderano pregare come lui prega. La nostra preghiera deve avere l’atteggiamento interiore di Gesù verso il Padre: il suo spirito filiale, la sua intimità e il suo abbandono totale alla volontà del Padre. Così, quando invochiamo Dio come “Padre”, ci rivolgiamo con fiducia a colui che ci ha amato dall’eternità e “ci ha scelti per sé, prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo, secondo il disegno d’amore della sua volontà” (Ef 1,3-5). E in ciò siamo mossi dallo Spirito, che grida nei nostri cuori: Abba, Padre! (Gal 4,6). Da tale atteggiamento filiale scaturiscono tutte le domande del Padre nostro. “Sia santificato il tuo nome”: ci aiuti il Padre ad essere “santi come lui è Santo” (Lev 19,2) e a testimoniarlo con la santità della vita. “Venga il tuo regno”: Dio regni nella nostra vita, ci renda liberi dal peccato e da tutto ciò che ci allontana da lui, camminiamo nella verità e giustizia e operiamo tutto nell’amore, perché “egli sia tutto in tutti” (1Cor 15,28). “Dacci ogni giorno il nostro pane necessario”: “Signore, non darmi né povertà né ricchezza, ma fammi avere il mio pezzo di pane, perché, una volta sazio, io non ti rinneghi e dica: «Chi è il Signore?», oppure, ridotto all’indigenza, non rubi e oltraggi il nome del mio Dio” (Prov 30,8-9). “Rimetti a noi i nostri peccati”: perché, mentre perdoniamo i fratelli, esperimentiamo la misericordia infinita di Dio, che va in cerca dei suoi figli per riammetterci nella sua intimità (Lc 15,24). “Fa’ che non entriamo nella tentazione”: che non soccombiamo alle suggestioni di Satana, ma nella vigilanza e nella preghiera fiduciosa, come Gesù restiamo fedeli a Dio e resistiamo alle insidie del diavolo” (Lc 4,1-13).
Lettura esistenziale
“Signore, insegnaci a pregare” (Lc 11, 1). La preghiera attraversa tutta la vita di Gesù, come un canale segreto che irriga l’esistenza, le relazioni, i gesti e che lo guida al dono totale di sé, secondo il progetto di amore di Dio Padre. «Il luogo deserto» (cfr Mc 1,35; Lc 5,16) in cui spesso si ritira, «il monte» dove sale a pregare (cfr Lc 6,12; 9,28), «la notte» che gli permette di dedicarsi alla preghiera in solitudine e silenzio (cfr Mc 1,35; 6,46-47; Lc 6,12), rivelano il suo rapporto unico con Dio Padre e ne fanno il nostro Maestro di preghiera. Ascoltare, meditare, tacere davanti al Signore che parla è un’arte, che si impara praticandola con costanza. Certamente la preghiera è un dono, che chiede, tuttavia, di essere accolto; è opera di Dio, ma esige impegno e continuità da parte nostra; soprattutto, la continuità e la costanza sono importanti. Proprio l’esperienza esemplare di Gesù mostra che la sua preghiera, animata dalla paternità di Dio e dalla comunione dello Spirito, si è approfondita in un prolungato e fedele esercizio, fino all’Orto degli Ulivi e alla Croce. Oggi i cristiani sono chiamati a essere testimoni di preghiera, proprio perché il nostro mondo è spesso chiuso all’orizzonte divino e alla speranza che porta l’incontro con Dio. Nell’amicizia profonda con Gesù e vivendo in Lui e con Lui la relazione filiale con il Padre, attraverso la nostra preghiera fedele e costante, possiamo aprire finestre verso il Cielo di Dio.Educhiamoci ad un rapporto con Dio intenso, ad una preghiera che non sia saltuaria, ma costante, piena di fiducia, come ci insegna Gesù. E chiediamo a Lui di poter comunicare alle persone che ci stanno vicino, a coloro che incontriamo sulla nostra strada, la gioia dell’incontro con il Signore, luce per la nostra l’esistenza.