Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura
San Giovanni XXIII
Letture: Gio 4,1-11; Sal 85; Lc 11,1-4
Riflessione biblica
“Signore, insegnaci a pregare” (Lc 11,1-4). Ci troviamo a disagio dinanzi al “Padre nostro” di Lc 11,2-4: quello di Mt 6,9-13 ha andamento liturgico, quello di Luca punta all’essenziale delle richieste al Padre. C’è poi un dettaglio: i discepoli vedono pregare Gesù e desiderano pregare come lui prega. La nostra preghiera deve essere come quella di Gesù: il suo spirito filiale, la sua intimità e il suo abbandono totale alla volontà del Padre, al suo progetto di salvezza. “Padre”: esprimiamo con questo titolo tutta la nostra fiducia a colui che ci ha amato dall’eternità e “ci ha scelti per sé, prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo, secondo il disegno d’amore della sua volontà” (Ef 1,3-5). E in ciò siamo mossi dallo Spirito di Dio: “Che voi siete figli lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: Abbà! Padre!” (Gal 4,6). “Sia santificato il tuo nome”: ci aiuti il Padre ad essere “santi come lui è Santo” (Lev 19,2) e a testimoniarlo con la santità della vita. “Venga il tuo regno”: Dio regni nella nostra vita, ci renda liberi dal peccato e da tutto ciò che ci allontana da lui, camminiamo nella verità e giustizia e operiamo tutto nell’amore, perché “egli sia tutto in tutti” (1Cor 15,28). “Dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano”, quale segno della sua provvidenza: “Signore, non darmi né povertà né ricchezza, ma fammi avere il mio pezzo di pane, perché, una volta sazio, io non ti rinneghi e dica: «Chi è il Signore?», oppure, ridotto all’indigenza, non rubi e oltraggi il nome del mio Dio” (Prov 30,8-9). “Rimetti a noi i nostri peccati”: perché, mentre perdoniamo i fratelli, esperimentiamo la misericordia infinita di Dio, che va in cerca dei suoi figli per riammetterci nella sua intimità (Lc 15,24). “Fa’ che non entriamo nella tentazione”: che non soccombiamo nel momento della prova alle suggestioni di Satana, ma “ci rafforziamo in te, Signore, e nel vigore della tua potenza e indossiamo l’armatura di Dio per poter resistere alle insidie del diavolo” (Ef 6,10,11).
Lettura esistenziale
“Un giorno Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli»” (Lc 11, 1). La persona che prega non è mai totalmente sola perché Dio è l’unico che, in ogni situazione e in qualunque prova, è sempre in grado di ascoltarla e di aiutarla. Attraverso la perseveranza nella preghiera il Signore allarga il nostro desiderio e dilata il nostro animo, rendendoci più capaci di accoglierlo in noi. La preghiera ci apre non solo a Dio, ma anche ai fratelli, quindi è l’opposto di una fuga dalle nostre responsabilità verso il prossimo. Al contrario, attraverso la preghiera impariamo a presentare a Dio i bisogni del mondo e a diventare ministri della speranza per gli altri. La preghiera non è mai qualcosa di individualistico, altrimenti non sarebbe vera. Essa non ci chiude agli altri, ma ci rende solidali con tutti. In essa ci facciamo portavoce dei desideri, delle attese, delle speranze e delle necessità di tutta l’umanità. È dunque essenziale apprendere “l’arte della preghiera” dal Maestro divino, come i primi discepoli che gli chiedevano: “Signore, insegnaci a pregare!”. Imparando a pregare, impariamo anche a vivere.