Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura
San Francesco d’Assisi Patrono d’Italia
Vangelo: Mt 11,25-30
Riflessione Biblica
“Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita” (Mt 11,25-30). Il giubilo di Gesù è rivolto al Padre che sta nei cieli, glorioso e potente, ma che contemporaneamente è il Padre che si china sui piccoli, ama i puri e semplici di cuore, i poveri e gli afflitti, promettendo loro consolazione, misericordia e pace. A lui, ogni credente si rivolge con fiducia: “Mio Dio, mia rupe, in cui mi rifugio; mio scudo, mia potente salvezza e mio baluardo, mio nascondiglio che mi salva, dalla violenza tu mi salvi” (2Sam 22,3). O con il calore di Francesco: “Santissimo Padre nostro: Creatore, Redentore, Consolatore e Salvatore nostro. Tu, Signore, sei luce, che ci infiamma ad amare; tu, Signore, sei amore, che inabiti in noi, pienezza della nostra gioia, poiché tu, Signore, sei il sommo bene, eterno, dal quale viene ogni bene, senza il quale non vi è alcun bene” (Fonti Francescane 266-267). Ma “nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo” (Mt 11,27). Per questo dobbiamo essere in comunione con Gesù e “imparare da lui” la via maestra della santità: la via dell’umiltà, della mitezza, dell’amore. Con Gesù, amiamo la sua povertà: lui che “da ricco che era, si è fatto povero per noi, perché noi diventassimo ricchi per mezzo della sua povertà” (2Cor 8,9). Seguendo Gesù, impariamo a vivere di lui: “Non vivo più io, ma Cristo vive in me” (Gal 2,20). Rimanendo in Gesù, operiamo ogni bene e portiamo ovunque la sua pace: “Cerchiamo la pace con tutti e la santificazione, senza la quale nessuno vedrà mai il Signore; vigiliamo perché nessuno si privi della grazia di Dio” (Ebr 12,14-15). Allora, con Francesco, “angelo di pace”, diciamo a tutti: “Il Signore ti dia la sua pace”.
Lettura esistenziale
La grandezza dell’uomo sta nel riconoscere la propria piccolezza, la propria creaturalità. L’uomo non è Dio (per fortuna!). La persona umile conserva sempre la pace perché come i piccoli affidano ai genitori i problemi che sono più grandi di loro, così l’umile affida a Dio ogni cosa, occupandosi certamente delle varie situazioni, ma non preoccupandosi.
Questo atteggiamento di abbandono fiducioso in Dio, ci solleva dai fardelli della vita quotidiana e dà al nostro cuore la serenità e la pace promesse da Gesù (cfr Mt 11, 28).
- Francesco d’Assisi, di cui oggi ricorre la solennità, ci offre un esempio luminoso di mitezza ed umiltà, che egli apprende meditando continuamente la vita di Cristo Gesù Signore, soprattutto nei misteri dell’Incarnazione, della Passione e dell’Eucarestia. Ed è sull’edificio di questa santissima umiltà che egli fonda l’Ordine dei Frati Minori.
Quando l’uomo cessa di confrontarsi solo con se stesso e con gli altri, ma si pone invece dinanzi a Dio e alla Sua Parola, impara a conoscersi nella verità e questo lo rende umile. Lo rende cioè capace di riconoscere che tutto ciò che di bene può compiere, pensare e dire, lo deve a Dio e non se ne appropria, né se ne vanta o insuperbisce come se venisse da sé, ma dà gloria a Dio che è il Datore di ogni bene.