Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura
Sabato fra l’Ottava di Pasqua
Letture: At 4,13-21; Sal 117; Mc 16,9-15
Riflessione biblica
“Apparve anche agli Undici, mentre erano a tavola, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto” (Mc 16,9-15). “Ma essi non credettero”: è un ritornello inquietante, ripetuto ad ogni apparizione e frutto di apprensione per facili autoinganni o di eccessivo realismo alla S. Tommaso che vuole toccare per mano. Non credettero a Maria Maddalena, l’apostola degli apostoli, inviata da Gesù con le altre donne ad annunciare: “Cristo è risorto, e vi precede in Galilea” (Mt 28,10). Non credettero ai due discepoli di Emmaus, che riconobbero Gesù nello spezzare il pane e ai quali il cuore ardeva nell’ascoltare la voce di Gesù. Ma ancor di più non credettero a Gesù: “E insegnava loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere” (Mc 8,31). Anche molti discepoli dubitavano: “Se si annuncia che Cristo è risorto dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non vi è risurrezione dei morti? Se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. Ma Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti” (1Cor 15,12.17. 20). Affermazione importante! La risurrezione di Gesù è fondamento della nostra risurrezione: “Se confesserai con la tua bocca che Gesù è il Signore, e crederai con il tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo” (Rom 10,9). Lasciamo che Gesù operi in noi una vera trasformazione interiore della mente e del cuore. L’incredulità e la durezza di cuore si elimina, sentendo la presenza viva e vivificante di Gesù nel nostro pensare, agire e sentire. Proclamare Gesù risorto significa riconoscere che egli è vivo ed opera incessantemente in noi, che lui è il solo ad amarci e a farci misericordia nonostante le nostre fragilità e incoerenze.
Lettura esistenziale
“Risorto al mattino, il primo giorno dopo il sabato, Gesù apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva scacciato sette demòni. Questa andò ad annunciarlo a quanti erano stati con lui ed erano in lutto e in pianto. Ma essi, udito che era vivo e che era stato visto da lei, non credettero” (Mc 16, 9-11). Il Vangelo di oggi ci racconta la prima apparizione del Signore Risorto a Maria Maddalena e, con molta franchezza, l’evangelista Marco ci fa sapere che i discepoli, udendo che era stato visto da lei, non credettero a questo annuncio. L’incredulità dei discepoli, in questo e in altri racconti delle prime apparizioni del Risorto, è una prova in più della veridicità della risurrezione di Cristo. Mai questi avrebbero potuto inventarla! Sappiamo come, dopo la morte di Cristo, i discepoli avevano persino paura di uscire e se ne stavano chiusi in casa. Ricordiamo come Tommaso, che non era presente quando Gesù in persona apparve agli Apostoli riuniti, affermò di non credere se non avesse visto con i suoi occhi il Signore risorto e se non avesse messo il dito nelle sue piaghe. Ricordiamo anche lo scoraggiamento, la tristezza e la delusione dei due discepoli di Emmaus che, solo dopo averlo riconosciuto nello spezzare del pane, tornano sui loro passi e annunciano di avere visto il Signore risorto. In questo clima ci troviamo molto a nostro agio. Infatti spesso facciamo esperienza che la nostra fede non è poi così rocciosa come sembra o come siamo convinti che sia, poiché nel momento della prova viene a galla la nostra fragilità. Il Vangelo di oggi pertanto ci incoraggia: la Chiesa è fatta da uomini così. È fatta da noi. E nonostante ciò Gesù ci ha rassicurato che “le porte degli inferi non prevarranno contro di essa” perché Egli ne è il Capo e lo Sposo.