L’Ordo virginum ha un nome che risuona “non moderno” e può fare confondere per certi versi, mentre è una modalità molto vicina al nostro tempo come forma, maturità e libertà. Papa Paolo VI nel 1970, ha “rispolverato” un Rito che era presente nella Chiesa, da secoli quindi; le monache stesse prima di emettere la loro professione, vivevano questo Rito prettamente sponsale. Ecco perché il nome è proprio Ordo virginum, rivolto a donne dal cuore indiviso e un unico Sposo, tant’è vero che nessuna che sia stata sposata, anche se vedova, può accedervi.
Di fatto è una vocazione laicale, diocesana, molto semplice per la vita che si conduce, in mezzo al popolo di Dio, senza abiti religiosi, perché non suore, senza privilegi, cercando di approfondire il proprio battesimo come figlie della Chiesa tutta, ma incardinate in una diocesi. Infatti il responsabile è il vescovo che si occupa della formazione sia delle donne già consacrate che di chi vuole iniziare questo cammino, così come si preoccupa paternamente che le persone a lui affidate abbiano relazioni positive tra loro, favorisce il dialogo, discerne i carismi.
Non c’è quindi un fondatore. Non ci sono voti. L’obbedienza è al Vangelo nella sequela del Cristo-Sposo. E nenemmeno una regola comune. Altrimenti sarebbe un Istituto secolare o un ordine religioso, ma non è così. Ogni donna viene accolta dal vescovo che cerca di conoscerla, aiutato da un suo delegato, se lo ritiene opportuno, poi segue con alcuni incontri annuali e le persone stesse, la loro crescita personale, di preghiera, ecclesiale e di servizio. Tutte realtà diversissime, perché ciascuna è un mondo a sé con impegni tra i più svariati, spesso invisibili, ma davanti a Dio nulla è insignificante e questo è ben chiaro a tutte, qualsiasi professione o servizio si svolga o si sia svolto.
Il Rito solenne di consacrazione nell’Ordo virginum è presieduto dal vescovo della propria diocesi, è un Rito solenne e molto suggestivo con alcuni segni distintivi:la lampada accesa dalla consacranda che la pone sull’altare all’inizio della Messa, fino alla fine, le risposte alle domande del vescovo simili a quelle rivolte ai futuri presbiteri, la bellissima preghiera che il vescovo recita sulla persona imponendole le mani, la consegna del breviario, dell’anello, unico segno visibile, le mani tra le mani del vescovo, l’abbraccio finale.
Ma la consacrata dell’Ordo virginum come vive? Un anno prima del Rito, di solito, scrive una Regola personale secondo la sua spiritualità,carismi e gli impegni assunti, lavorativi inclusi, la Regola è confrontata col vescovo e «deve riflettere la realtà di come si vive davvero e non di come si vorrebbe» (Monsignor Adriano Caprioli). La regola può essere rivista nel corso degli anni in accordo col vescovo. È richiesto che si sia seguite da un accompagnatore o accompagnatrice spirituale, vista anche la mancanza della vita comune, salve fatte alcune eccezioni motivate spesso dai servizi scelti, ad esempio, in una stessa unità pastorale o altro, ma di solito le consacrate vivono da sole, seppur immerse nella realtà di tutti.
Come ci si prepara? Una volta fatto un primo discernimento, il vescovo o il suo delegato si attivano per promuovere incontri riservati anche solo a chi vuole verificare meglio se è davvero chiamata a questa forma. Il vescovo decide se ammettere alla consacrazione, non ci sono tappe intermedie: il Rito è uno e definitivo. Ci sono documenti per conoscere, leggere, approfondire: la Nota pastorale della Cei per l’Ordo virginum, la Ecclesiae sponsae imago (Ed. Lev) e, da due anni, un libretto, preparato da persone dell’Ordo, per la formazione delle nuove ragazze che si avvicinano: Percorso formativo (Ed. Ancora). Nel Codice di Diritto Canonico si trova al numero 604, in cui si parla dell’Ordine delle vergini e del loro “santo proposito di seguire Cristo più da vicino…” : Infine, il num. 7 di Vita Consecrata e il Catechismo della Chiesa cattolica nn 922-923-924. Il referente CEI per l’Ordo virginum è attualmente Monsignor Paolo Ricciardi, vescovo ausiliare di Roma.
Donata, un membro dell’Ordo virginum, testimonia la sua gioia così: «Dio ha fatto cose grandi in me. Sono stata chiamata da Lui a donarmi a Lui e alla Chiesa in virtù del mio essere figlia, del mio battesimo». Ascoltando anche altre testimonianze di consacrate ciò che si coglie di più sono la commozione, la gioia di essere state scelte, e il senso di responsabilità di essere segni umili e poveri della profezia ultima: Cristo tutto in tutti.