Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura
Letture: Ger 20,10-13; Sal 17; Gv 10,31-42
Riflessione biblica
“Non ti lapidiamo per un’opera buona, ma per la bestemmia: tu, che sei uomo, ti fai Dio” (Gv 10,31-42). C’è sempre una scusa per non credere e non fidarci della parola di Gesù. Così è stato per i Giudei, che chiedevano in continuazione segni e prodigi per credere in Gesù, oggi sono le preoccupazioni del quotidiano che ci preoccupano e dalle quali spesso cerchiamo evasioni. Ma Dio continua ad essere presente nella nostra vita con la sua misericordia e continua ad operare in noi con la potenza delle parole di Gesù. E Gesù è sempre presente nel nostro vivere quotidiano, nonostante il nostro ondeggiare tra fedeltà e incredulità. Credere in Gesù è essenziale: “Se non avessi compiuto in mezzo a loro opere che nessun altro ha mai compiuto, non avrebbero alcun peccato; ora invece hanno visto e hanno odiato me e il Padre mio” (Gv 15,24). E Gesù ci ha amato tanto da farsi uno come noi, perché noi potessimo divenire come lui: “Conoscete la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà” (2Cor 8,9). Di più: egli ci ha donato il suo Spirito, tanto che “tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: Abbà! Padre!” (Rom 8,14-15). Lo Spirito ci fa riconoscere Gesù e il suo operare come azione salvifica d’amore del Padre: “Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui” (Gv 3,34-36). Rinnoviamo la nostra fede in Gesù: egli con il suo amore per noi ci mostra la via della salvezza e la comunione con il Padre
Lettura esistenziale
“«Giovanni non ha fatto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero». E in quel luogo molti credettero in lui” (Gv 10, 41s). Questa espressione del Vangelo odierno ci offre la chiave di lettura migliore per comprendere la figura di Giovanni. Egli non ha compiuto nessun miracolo, non ha fatto nessuna opera straordinaria. Ma la grandezza di Giovanni sta nel fatto di avere preparato la via al Signore e di averlo indicato come “l’Agnello di Dio”, come “Colui che toglie i peccati del mondo”, come “lo Sposo”. Ai Giudei che lo accusavano di bestemmiare proclamandosi Figlio di Dio, Gesù risponde: “Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non volete credere a me, credete almeno alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me e io nel Padre” (Gv 10, 37s). Egli non si impone, né cerca di convincerci a credere in Lui a forza di parole, ma ci invita semplicemente a guardare le opere che compie. Il resto viene da sé. Il Signore ci conceda che anche le nostre opere, prima ancora che le nostre parole, attestino il nostro essere cristiani. Il nostro volto, il nostro cuore e i nostri gesti possano esprimere e manifestare i lineamenti di Cristo, così da poter dire con San Paolo: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” (Gal 2, 20).