Commento di Fra Giuseppe Di Fatta
II domenica del Tempo Ordinario
Letture: Is 62,1-5; Sal 95; 1Cor 12,4-11; Gv 2,1-11
Un caro saluto di gioia e pace a tutti voi!
In questa seconda domenica del tempo ordinario ascoltiamo il Vangelo secondo Giovanni.
Il terzo giorno vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. È il famoso episodio delle nozze di Cana. Sembra che l’invitata principale sia Maria. Inoltre sono stati invitati anche Gesù con i suoi primi discepoli. Mi piace pensare Gesù che non si comporta come il Battista, da eremita, asceta, penitente. Non disdegna di gioire partecipando a una festa, con amici e parenti, a mangiare e bere, assolutamente come una persona normale.
Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». Quando leggiamo il Vangelo di Giovanni dobbiamo prestare molta attenzione, perché spesso l’evangelista descrive i suoi racconti a un doppio livello. Qui per esempio possiamo partire da una prima comprensione che è la narrazione di ciò che avviene; poi ci si può addentrare in un significato più profondo, di tipo simbolico e teologico. Il fatto successo è questo: durante il banchetto di nozze, che a quel tempo in Israele poteva durare più giorni, viene a mancare il vino; un imprevisto imbarazzante che rischiava di abbassare il tono della festa a far fare cattiva figura agli sposi. E allora possiamo fare tante riflessioni: l’attenzione di Maria che si accorge dell’incidente, la sua delicatezza nel presentare il problema a Gesù, l’iniziale presa di distanza del Signore, la fiducia della Madre nell’intervento del Figlio, mentre si rivolge ai servitori del banchetto.
Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono. Sei giare vuote riempite d’acqua: 480 litri minimo… per un massimo di 720 litri! Se pensiamo che tutta quest’acqua tra poco diventerà vino, veramente la generosità del Signore è sovrabbondante: fino all’orlo!
Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora». Il responsabile dei banchetti sa che nella gestione delle vivande si può decidere di cominciare col vino buono per rallegrare gli invitati e poi si può passare a quello meno buono, tanto nessuno se ne accorge… Il miracolo di Gesù toglie gli sposi dalla vergogna di non aver fatto sufficiente provvista di vino, forse perché erano poveri, e tutto ciò nel massimo riserbo, con poche persone al corrente sui fatti.
Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui. Gli esperti di sacra Scrittura dividono il Vangelo di Giovanni in due parti: la prima parte è definita il vangelo dei segni, la seconda il vangelo della gloria. Le nozze di Cana sono al capitolo secondo e quindi appartengono al vangelo dei segni. Per l’evangelista questo è il primo segno compiuto da Gesù, dove per segno bisogna intendere miracolo.
Adesso cerchiamo di entrare in profondità e di cogliere il significato più alto. Ci sono nel testo alcuni indizi che ci devono fare riflettere:
1. il racconto comincia con il terzo giorno, un’indicazione cronologica di altissimo significato teologico, che fa riferimento al giorno della Risurrezione;
2. non è ancora giunta la mia ora. Più volte in tutto questo Vangelo si parla dell’ora di Gesù, ripetendo spesso che non è ancora giunta. Solo all’inizio del capitolo 17 Gesù dirà: Padre, è venuta l’ora! Si fa riferimento chiaro all’ora della passione, della morte e della Risurrezione, cioè all’ora della sua Pasqua;
3. vi faccio notare che, pur trovandoci in una festa di nozze, non sappiamo chi sono gli sposi, essi sono completamente assenti, quando invece dovrebbero essere i protagonisti;
4. manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui. Che cos’è la gloria di Dio? Una cosa grandissima, infinita: è la manifestazione esterna della sua potenza, della sua divinità, della sua maestà, del suo amore. Ora mi pare ci sia una sproporzione tra questo miracolo e la gloria di Dio. Non vi sembri irriverente se affermo che Gesù ha fatto miracoli più grandiosi di questo che a miglior titolo meriterebbero la manifestazione della sua gloria; pensate per esempio alle guarigioni fisiche, alla moltiplicazione dei pani e dei pesci, o ancor di più alla risurrezione dei morti…