Il racconto di Victoria: “Amo l’Italia ma voglio tornare in Ucraina”

di FraPè“Nelle prime ore del 24 febbraio siamo stati tutti raggiunti dalla notizia che le Forze armate russe avevano invaso l’Ucraina, entrando nel suo territorio. Come tutti, quel giorno, ho avvertito un pesante senso di allarme, di tristezza, di indignazione. A questi sentimenti si è subito affiancato il pensiero agli ucraini svegliati dalle bombe. E, pensando a loro, mi sono venute in mente queste parole: “Questa mattina mi sono svegliato e ho trovato l’invasor. Sappiamo tutti da dove sono tratte queste parole. Sono le prime di Bella ciao, ha affermato il capo dello Stato Sergio Mattarella ad Acerra in occasione del 25 aprile.

ucraina-1-300x169 Il racconto di Victoria: "Amo l'Italia ma voglio tornare in Ucraina"Avrà pensato questo anche Victoria e tutti i suoi parenti e amici di Borodyanka quando proprio il 24 febbraio la cittadina che dista 35 Km da Kiev veniva bombardata.

Victoria insieme ad altre 20 persone tra cui bambini è ospite dei Frati Minori nel Convento di Baida a Palermo. In Ucraina insegnava Italiano e non ha difficoltà a raccontarmi in maniera dettagliata il dramma della guerra che ha cambiato la vita al popolo ucraino.

In convento è con suo figlio, con la mamma e la sorella Olga e i suoi bambini. Stavano bene, avevano tutti un lavoro, sognavano un avvenire per i loro figli…

Con le lacrime agli occhi inizia a raccontarmi a ruota libera ciò che è successo quella mattina quando si è svegliata e ha trovato l’invasore.

Di buon mattino mi ha chiamato mi sorella Olga, e mi dice che è iniziata la guerra – racconta la giovane donna con un filo di voce – mi sono svegliata non per la sveglia ma per le bombe”. “Ci siamo rifugiati subito nella cantina di mia sorella, mentre sentivamo le bombe cadere sulla nostra piccola città”. Prende fiato e continua “La nostra città è stata la prima ad essere bombardata e non capisco il perché. Borodyanka non è un grosso centro commerciale, non ha basi militari… hanno raso al suolo tutto. Abbiamo avuto il “privilegio” di essere i primi ad assaggiare le bombe russe. Dopo qualche giorno sono arrivati i ceceni per fare pulizia così come hanno affermato loro stessi.”

Riprendiamo fiato, perché anch’io nell’ascoltare il suo racconto non riesco a trattenere le lacrime. Victoria che è una donna forte continua a raccontarmi come sono riusciti ad uscire da Borodyanka. “Io e la mia famiglia eravamo distribuite in tre macchine, appena ci hanno visto hanno iniziato a sparare all’impazzata, ma grazie a Dio siamo riusciti a scappare a tutta velocità e raggiungere la Polonia” “I nostri mariti sono rimasti in Ucraina, sicuramente combatteranno…” altra pausa, altri fazzoletti, sorso d’acqua e si ricomincia.

Dopo qualche giorno di permanenza in Polonia, Victoria sente per telefono Cecilia, una signora palermitana responsabile dell’Associazione Aquilone che conosce Victoria sin da bambina.

“Conosco Cecilia da quando ero bambina e insieme ad altri bambini ucraini venivamo a Palermo a trascorrere l’estate. Poi crescendo mi sono laureata in lingue e accompagnavo io i bambini del mio paese da Cecilia” afferma Victoria. Ed è stata proprio Cecilia a proporre a Victoria di raggiungere Palermo. Per la giovane donna Ucraina non ci sono dubbi, la proposta di Cecilia è manna caduta dal cielo, perché lei ha sempre amato l’Italia e Palermo in particolare. Il calore della gente siciliana, l’amore di Cecilia, hanno spinto ancora di più a prendere i mezzi e raggiungere la nostra terra. Ad ospitarli i Frati Minori che hanno messo a disposizione il Convento di Baida.

“L’unico pensiero era di mettere in salvo i nostri figli” aggiunge Victoria. “qui siamo tranquilli, stiamo smaltendo l’aggressività e la violenza subita nella nostra Terra. Qui ci vogliono tutti bene, sono tutti gioiosi, aperti e buoni. Però vogliamo tornare a casa. Noi amiamo l’Ucraina… io amo l’Italia, è il mio secondo Paese, ma qui voglio starci da turista, qui è tutto bello… ma non è casa nostra.” Asciughiamo le lacrime e con atteggiamento di chi non si arrende Victoria continua “Vogliamo essere indipendenti, noi abbiamo le nostre tradizioni, la nostra lingua che non è il russo, perché sei venuto nella mia terra, perché ci hai invaso, perché hai distrutto le nostre città, i nostri sogni… le nostre vite?”

Olga le fa una carezza e Victoria continua facendo trasparire ciò che si dice degli ucraini che sono un popolo che non si arrende e che la resistenza è la loro peculiarità principale: “tutti noi che siamo scappati dalla guerra, tutti noi ucraini sparsi per il mondo abbiamo una grande chat per comunicare che appena tutto finisce torniamo per ricostruire il Paese, per ricominciare una nuova vita, per rivedere i nostri mariti, i nostri figli… la nostra gente. Per ricominciare a sognare…”.

Chiedo se la posso abbracciare, ed è lei che mi abbraccia per dirmi grazie per dirmi. “Grazie a tutti voi frati, a Fra Loris che ci tratta come sorelle e figlie, grazie a Fra Nino Catalfamo (Ministro Provinciale dei Frati Minori di Sicilia) Grazie...”.

Victoria passa il tempo ad insegnare Italiano ai bimbi ucraini ospiti a Palermo.

La gente di Palermo ha risposto subito all’appello dei frati e ha fatto arrivare ogni ben di Dio e persino  una lavatrice.

Fra Loris è in continuo contatto con la Caritas Diocesana di Palermo e con Caritas Internazionale per poter ancora aiutare altre sorelle e fratelli che giungono dall’Ucraina.

L’intervista è stata fatta un mese fa, per un forte dolore al braccio non sono riuscito a scrivere per molte settimane, stasera 25 aprile, ascoltando Mattarella ho pensato a Victoria e a tutto il popolo Ucraino, affinché abbia anch’esso un giorno dedicato alla liberazione e raccogliere sotto la propria bandiera quei figli dispersi a causa dell’invasore e piangere i loro caduti per la libertà.

Grazie a Victoria e a Olga per il loro insegnamento e la loro determinazione

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