• 8 Settembre 2024 3:55

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Il Magnificat, la risposta di Maria al progetto di Dio

Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura

Visitazione della Beata Vergine Maria

Letture: Sof 3,14-18; Is 12;Lc 1,39-56

Riflessione biblica

“L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore” (Lc 1,39-56). Il Magnificat è la risposta immediata di Maria al progetto di Dio, elevazione della sua anima che la rende accogliente e pronta a collaborare con Dio. La sua risposta d’amore è disponibilità umile al servizio di salvezza, a cui Dio l’ha chiamata, rendendola portatrice “di misericordia di generazione in generazione” (Lc 1,50) e del dono dello Spirito: “Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo”. “Maria si alzò e andò in fretta”: l’amore non ammette ritardi né pigrizia, ma zelo nell’operare il bene: “Amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. Non siate pigri nel fare il bene, siate invece ferventi nello spirito; servite il Signore. Siate lieti nella speranza, condividete le necessità dei santi” (Rom 12,10-11.13). In tutto dobbiamo essere dispensatori dei doni che Dio elargisce a noi e ai fratelli e sorelle per portare a compimento il progetto di Dio: “Ciascuno, secondo il dono ricevuto, lo metta a servizio degli altri, come buoni amministratori della multiforme grazia di Dio” (2Pt 4,10). “Beata colei che ha creduto”: alla base dell’amore c’è la fede in Dio che opera prodigi inaspettati e meravigliosi. Allo stesso tempo, “la fede agente mediante la carità” diviene accoglienza del fratello e della sorella, facendoli sentire accolte, ascoltate e incoraggiate con sollecitudine misericordiosa nel realizzare il progetto di amore, a cui Dio li ha chiamati. E sia il nostro servizio nella carità gioioso come quello di Maria, perché “Dio ama chi dona con gioia” (2Cor 9,7).

Lettura esistenziale

“In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda” (Lc 1, 39). Le cose di Dio meritano fretta, anzi le uniche cose del mondo che meritano sollecitudine sono proprio quelle di Dio, che hanno la vera urgenza per la nostra vita. Maria entra nella casa di Zaccaria e di Elisabetta, ma non entra sola. Vi entra portando in grembo il Figlio, che è Dio stesso fatto uomo. Certamente c’era attesa di lei e del suo aiuto in quella casa, ma l’evangelista ci guida a comprendere che questa attesa rimanda ad un’altra attesa, più profonda. Zaccaria, Elisabetta e il piccolo Giovanni Battista sono, infatti, il simbolo di tutti i giusti di Israele, il cui cuore, ricco di speranza, attende la venuta del Messia Salvatore. Ed è lo Spirito Santo ad aprire gli occhi di Elisabetta e a farle riconoscere in Maria la vera arca dell’alleanza, la Madre di Dio, che viene a visitarla. Giovanni Battista nel grembo della madre danza davanti all’arca dell’Alleanza, come Davide; e riconosce, in Maria, la nuova arca dell’alleanza, davanti alla quale il cuore esulta di gioia. Ella apre il nostro cuore alla speranza, ad un futuro pieno di gioia e ci insegna la via per raggiungerlo: accogliere nella fede, il suo Figlio; non perdere mai l’amicizia con Lui, ma lasciarci illuminare e guidare dalla sua Parola; seguirlo ogni giorno, anche nei momenti in cui sentiamo che le nostre croci si fanno pesanti. Maria, l’arca dell’alleanza che sta nel santuario del Cielo, ci indica con luminosa chiarezza che siamo in cammino verso la nostra vera Casa, la comunione di gioia e di pace con Dio.