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I talebani zittiscono le donne, Onu e Ue indignati

Afghan women wearing burkas listen to parliamentary candidate Fawzia Habibi during a rally in Kabul September 15, 2005. Afghanistan will vote for a new national assembly for the first time since 1969 this Sunday. Nearly 6,000 candidates are running in elections for a lower house of parliament and for councils in all 34 Afghan provinces. REUTERS/Desmond Boylan DB/PEK/

Per legge la loro voce non potrà essere ascoltata in pubblico. Secondo le Nazioni Unite è “angosciante”, secondo l’Unione Europea “sconcertante”: sono esplicite le critiche della comunità internazionale alla nuova legge per la Propagazione della Virtù e la prevenzione del Vizio approvata di recente in Afghanistan, che di fatto rende la voce delle donne illegale se udita in pubblico, ma questo non ha fatto arretrare i talebani di un centimetro. “È una visione angosciante per il futuro dell’Afghanistan”, ha affermato Roza Otunbayeva, capo della Missione di assistenza delle Nazioni Unite in Afghanistan, sottolineando che si tratta di una legge che “estende le già intollerabili restrizioni sui diritti delle donne e delle ragazze afghane”.

Già il leader supremo, Hibatullah Akhundzada, aveva stabilito dopo la restaurazione del regime con un decreto che le donne in pubblico avranno l’obbligo di indossare «uno chador poiché è tradizionale e rispettoso».  L’abito tradizionale musulmano, appunto il burqa, è quello che copre interamente il corpo, compresa la testa lasciando solo una fessura o una finestrella, talvolta velata, all’altezza degli occhi che permette, male, di vedere. 

Una legge, quella emanata dal ministero talebano per la prevenzione del vizio e la promozione della virtù, che riporta la storia del Paese indietro di oltre 20 anni. Approvata in tempi strettissimi dalla guida suprema dei talebani, che governa l’Afghanistan per decreto dalla sua roccaforte di Kandahar, la nuova legge stabilisce in particolare che “le donne devono coprire completamente il corpo in presenza di uomini che non appartengono alla loro famiglia”, compreso il viso, “per evitare tentazioni”. Ma soprattutto, le donne non devono far sentire la propria voce in pubblico, ad esempio cantando o recitando poesie. Questa norma in particolare “priva di fatto le donne afghane del loro diritto fondamentale alla libertà di espressione”, ha sottolineato l’Unione Europea in una nota in cui si sottolinea che “il decreto conferma ed estende le severe restrizioni alla vita degli afghani imposte dai talebani”.

“Il canto è la voce dell’anima vietarlo è un orrore”. I talebani gli impediscono di parlare e cantare in pubblico. Uniamoci tutte e tutti per dare voce e denunciare questa infamia”. E’ quanto propone la cantante e produttrice Caterina Caselli Sugar commentando “con orrore” la nuova legge approvata dai talebani in Afghanistan che tra l’altro vieta alle donne di poter far sentire la propria voce in pubblico e di cantare in coro. “Il coro, il canto è la voce dell’anima – dice in un video l’ex casco d’oro- questo divieto è di una violenza inaudita. Persino gli schiavi avevano la possibilità di cantare seppure con le catene ai piedi. Il canto è una forma di elevazione, permette anche di dimenticare la realtà”. “Quello che vogliono fare – dice ancora Caselli -è annientare la donna e che non abbia gli stessi diritti dell’uomo” .” Noi donne che siamo libere che abbiamo la fortuna di vivere in una società che difende questi valori – conclude nel suo appello – dobbiamo essere unite e far sentire la nostra voce” .

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