• 21 Novembre 2024 14:29

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

I miei “dubia”

Diilsycomoro

Ott 6, 2023
di Francesco Polizzotti – Considerando che i cardinali che hanno avanzato i “dubia” a Francesco sono notoriamente conservatori non tanto della tradizione ma di ciò che dalla tradizione poi è diventato “habitus”.
La Chiesa cattolica si nutre di riti diversi riconosciuti e preservati perché propri di alcune tradizioni. Si pensi al rito congolese o anche quelli siriaco-malabarese. Essa gode della più ampia fetta di fedeli al mondo e della più ampia diversità di popoli. Aver governato la Chiesa da Roma ha significato anche non conoscere spesso luoghi e situazioni se non attraverso l’opera missionaria e lo zelo per santi Sacerdoti che dell’abito talare ne hanno saputo fare grembiule e bende.
Già Giovanni XXIII parla di una apertura al mondo senza che ancora il Concilio fosse indetto. Apertura che poi divenne necessaria, riconosciuta da tutta la Chiesa oltre che nel Concilio, nelle iniziative di Paolo VI e Giovanni Paolo II, il quale negli anni bui del comunismo polacco non credo si scandalizzasse se sulla mensa eucaristica mancasse calice e patena, pizzi e merletti. Cosa che lo avrebbe reso credibile davanti alle masse operaie (la caduta del comunismo nacque nelle fabbriche). Il senso dei dubia rientra in una visione di amore per la Chiesa che permette di sollevare alcune considerazioni alla luce di fatti o accadimenti.
L’idea del sacerdozio femminile ad esempio, torna come clava per mettere in difficoltà non solo Francesco ma tante Conferenze Episcopali, soprattutto quelle delle Americhe e dell’Asia. Sempre per quella visione romanocentrica. Interessante invece è l’idea di un sacerdozio non legato al genere ma alle mani che lo esercitano. Anche gli uomini davanti all’ordine sono assimilati dal servizio dell’altare. Da qui l’opportunità ad esempio di preservare il celibato. Il porre il quesito se un giorno ci potranno essere ordinazioni femminili è disconoscere questo aspetto anche da parte di persone come il cardinale Burke (nella foto ritratto nei paramenti tipici del servizio eucaristico e del cardinalato) . Altrimenti non sarebbe stato sollevato o meglio voglio sperare che sia una questione di voluta ignoranza e non di applicazione di norme, nate più per preservare il patrimonio della Chiesa che per la sanità sacerdotale del presule.
I miei dubia a Burke e agli altri sono questi:
Si possono considerare sacramenti quelli conferiti da chi è stato ordinato da Vescovi poi ritenuti indegni dalla stessa Chiesa? La giustificazione come base per ogni dialogo ecumenico, può fare a meno di Burke nel dialogo con le altre chiese? A questo quesito credo di saper rispondere.