C’è un filo sottile che unisce gli uomini tutti, al di là delle convenzioni, dei pregiudizi, delle scelte: l’umana comprensione. Nonostante secoli di progresso abbiano cercato, con subdola precisione, di eliminarla, essa persiste, fa in modo che cuori lontani, sconosciuti, si sentano vicini, familiari, degni di nota e attenzione. Non importa da dove, non importa chi, non importa quando, ma avviene e non in senso univoco. Quando una voce arriva da dietro le sbarre, non per implorare, non per ottenere, ma per incoraggiare i giovani, per tendere una mano, fa si che gli occhi si rivolgano là dove era meno pensabile e si rivedano la vita e i propri affanni con più chiarezza, che si rivolga lo sguardo al di là del proprio naso e ci si rende conto che la strada verso la libertà è lastricata dall’umana comprensione.
E gli studenti non hanno perso tempo per rispondere: «…Cari amici grazie perché non è un gesto scontato…siamo stupiti di come abbiate compreso il nostro stato d’animo…è facile avere pregiudizi, ma la singola azione non corrisponde alla persona…vi ringraziamo di vero cuore per il tempo speso pensando a noi…». Quando ciò accade c’è ancora speranza!.
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