• 16 Ottobre 2024 12:26

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura

Mercoledì della XXVIII settimana del Tempo Ordinario

Letture: Gal 5,18-25   Sal 1   Lc 11,42-46

Riflessione biblica

“Guai a voi, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!” (Lc 11,42-46). Non è l’unica denuncia di Gesù contro i Farisei e il perbenismo di certe persone pie. Comunque, la sferza di Gesù fa bene all’anima, ci insegna la via maestra del cambiamento di mentalità. “Guai… Guai… Guai. Guai…”: non sono minacce, ma un invito ad avere discernimento nel cammino di santità. Non bisogna fermarsi all’osservanza esteriore dei comandamenti, ma comprendere le esigenze profonde dell’amore a Dio e al prossimo. Essere fedeli ai dettagli del catechismo e delle norme della liturgia è cosa buona, ma ciò che vuole il Signore è una “giustizia superiore” (Mt 5,20): “essere perfetti come è perfetto il Padre nostro celeste” (Mt 5,48), essere “misericordiosi: “Misericordia io voglio e non sacrifici” (Mt 12,7). “Guai a voi, farisei, che pagate la decima”: l’ipocrisia umana offriva la decima delle cose secondarie e tratteneva per sé quelle sostanziose: “La vostra offerta sia una vera offerta e non una grettezza” (2Cor 9,5). “Guai a voi, farisei, che amate i primi posti”: rifiutiamo l’ipocrisia dell’apparire, seguiamo la via dell’umiltà: “non valutatevi più di quanto conviene, ma valutatevi in modo saggio e giusto, ciascuno secondo la misura di fede che Dio gli ha dato” (Rom 12,3). Seguiamo l’insegnamento di Gesù: “Chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato” (Lc 14,8-11). Guai a voi “sepolcri imbiancati” (Mt 23,27): bisogna essere santi, non sembrare santi; è meglio mostrare i propri peccati che portare la maschera del perbenismo e della falsa santità. “Guai anche a voi, dottori della Legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili”: bisogna essere come Gesù, che “si caricò delle nostre sofferenze e dei nostri dolori” (Is 53,4): “Portiamo i pesi gli uni degli altri: così adempiremo la legge di Cristo” (Gal 6,2), la legge dell’amore che soccorre il fratello nel suo bisogno materiale e spirituale.

Lettura esistenziale

“Ma guai a voi, farisei, che pagate la decima della menta, della ruta e di ogni erbaggio, e poi trasgredite la giustizia e l’amore di Dio. Queste cose bisognava curare senza trascurare le altre” (Lc 11, 42). Il brano evangelico proposto nella Liturgia odierna è una delle pagine più veementi del Vangelo: il rimprovero ai farisei e ai dottori della legge, scandito con i potenti “guai a voi!”. Gesù denuncia una religiosità epidermica, superficiale e solo di facciata che alimenta degli atteggiamenti sbagliati, cioè l’auto-compiacimento, la ricerca dell’ammirazione da parte degli uomini e l’intransigenza nei confronti degli altri, a cui spesso si accompagna l’indulgenza nei nostri confronti. Censurare la vita altrui è solo un modo per non cambiare la nostra esistenza. Una vita che funziona invece non ha bisogno di censurare quella degli altri, ne diventa una provocazione senza bisogno di fare alcun moralismo. Il miglior aiuto che possiamo dare agli altri è la buona testimonianza. Il nostro modo di vivere dovrebbe fa venir voglia, a quanti ci osservano, di vivere allo stesso modo. Non riduciamo la nostra fede all’osservanza legalistica di precetti, ma coltiviamo una relazione vera e profonda con Dio. Non dimentichiamo che il cuore e il compendio di tutta la Legge è l’amore verso Dio e verso il prossimo.