Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura
Lunedì della XII settimana del tempo Ordinario
Letture: Gn 12,1-9; Sal 32; Mt 7,1-5
Riflessione biblica
“Non giudicate, per non essere giudicati; perché con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi” (Mt 7,1-5). È un invito rivolto a tutti, perché tutti ci arroghiamo il diritto di giudicare gli altri: “Chi sei tu, che giudichi un servo che non è tuo? Stia in piedi o cada, ciò riguarda il suo padrone” (Rom 14,4). Quindi, siamo invitati a “convertirci”: “Chiunque tu sia, o uomo che giudichi, non hai alcun motivo di scusa perché, mentre giudichi l’altro, condanni te stesso; tu che giudichi, infatti, fai le medesime cose. Tu che giudichi quelli che commettono tali azioni e intanto le fai tu stesso, pensi forse di sfuggire al giudizio di Dio? O disprezzi la ricchezza della sua bontà, della sua clemenza e della sua magnanimità, senza riconoscere che la bontà di Dio ti spinge alla conversione?” (Rom 2,1.3-4). E la “conversione del cuore” non sta nel “non giudicare”, ma nel “giudicare con “la giusta misura”, cioè giudicare con misericordia. Alla maniera del Signore: “nel giudicare riflettiamo sulla bontà del Signore e ci aspettiamo misericordia, quando siamo giudicati” (Sap 12,22). Allora, non è questione se possiamo esprimere dei giudizi sugli altri, quanto di giudicare con rettitudine, saggezza e misericordia. Gesù non proibisce il giudizio, ma l’uso improprio e cattivo che se ne fa: “Non giudicate secondo le apparenze; giudicate con giusto giudizio!” (Gv 7,24). I nostri giudizi sono sempre limitati: non conosciamo tutta la verità, anzi spesso giudichiamo in base ai pregiudizi nostri o di altri. Usiamo misericordia: cioè uno “sguardo puro” che cerca di giudicare favorevolmente il fratello, proiettando in lui l’amore che Dio ha su lui. Ricordiamoci questo santo insegnamento: “Parlate e agite come persone che devono essere giudicate secondo una legge di libertà, perché il giudizio sarà senza misericordia contro chi non avrà avuto misericordia” (Gc 2,12). Lo vuole la carità: “cerchiamo ciò che porta alla pace e alla edificazione vicendevole” (Rom 14,19).
Lettura esistenziale
“Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dell’occhio del tuo fratello” (Mt 7, 5). La trave che impedisce di vedere bene è la superbia che ci fa ritenere migliori e più giusti degli altri e fa scattare in noi il giudizio di condanna e di biasimo per l’operato altrui. Per togliere invece la pagliuzza dall’occhio del fratello bisogna prima di tutto essere umili e misericordiosi, consapevoli che anche noi commettiamo le stesse o simili colpe che riscontriamo negli altri. Il fratello infatti ci fa da specchio. Col prossimo dobbiamo usare la stessa misericordia che vorremmo fosse usata a noi se ci trovassimo in un caso simile. Si racconta di S. Gabriele dell’Addolorata che, giunto sul finire della sua breve vita, mostrava tanta serenità e allegria da stupire gli astanti che gli chiesero da dove gli venisse tanta gioia, ed egli rispose che, nella sua vita, si era sforzato di non giudicare mai nessuno e che, per questo, ora non temeva il giudizio di Dio. È giusto che facciamo discernimento sui fatti, distinguendo il bene dal male, per seguire l’uno e rigettare l’altro, ciò che non dobbiamo fare, invece, è giudicare la persona, perché solo Dio conosce il cuore dell’uomo e pertanto solo a Lui compete il giudizio.