Commento di Fra Marcello Buscemi e Tiziana Frigione.
Natività di S. Giovanni Battista.
Letture: Is 49,1-6; Sal 138; At 13,22-26; Lc 1,57-66.80
Riflessione biblica
“Che sarà mai questo bambino E davvero la mano del Signore era con lui” (Lc 1,66). Ogni creatura che viene al mondo è un mistero e ogni genitore con gioia e trepidazione si domanda in cuor suo: “Che sarà mai questo bambino?” e, se crede, spera che la mano del Signore possa essere su di lui. Ma Giovanni Battista è stato un personaggio speciale nella storia della salvezza, tanto che Gesù disse: “In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista” (Mt 11,11). Egli è il precursore di Gesù: “E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati” (Lc 1,76-77). Egli è il testimone luminoso di Gesù: “Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui” (Gv 1,6-7). Egli è un uomo umile, che non cerca titoli, ma annuncia Cristo: “Perché tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta? Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo” (Gv 1,25-27). Nonostante ciò, egli battezzò Gesù e divenne testimone della sua divinità: “Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio” (Gv 1,32-34). Non ha pretese Giovanni Battista, se non quello di vedere il Cristo di Dio e che “lui cresca e io diminuisca” (Gv 3,30). E Giovanni Battista lo fece crescere nel suo cuore, lo proclamò con la sua parola: “Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!” (Gv 1,29), lo testimoniò con la sua vita. S’innamorò tanto di Gesù, da perdere la testa per lui: “Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista. E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione” (Mc 6,25.27). “Molti si rallegreranno della sua nascita, perché egli è stato grande davanti al Signore; fu colmato di Spirito Santo fin dal seno di sua madre e riconduce molti al Signore nostro Dio” (Lc 1,13-16).
Lettura esistenziale
Giovanni Battista e Gesù si sono incontrati nel grembo delle loro madri, vicini per tre mesi, uniti nello spirito, l’uno ha preparato la manifestazione dell’altro, predicando un cambiamento radicale e costruttivo. Un cambiamento, non esterno, ma che deve avvenire dentro, che segna l’inizio di una vita nuova nel battesimo, necessario a guardare tutte le cose con occhi nuovi. Lui è la voce della Parola che per primo ascolta ed attende qualcuno che è più grande. Luca racconta la nascita di Giovanni e possiamo immaginare la scena, cogliere ogni particolare e scoprire la presenza di Dio, la bellezza dello Spirito Santo che si manifesta nei genitori ed in tutti coloro che “udivano …queste cose”: “si rallegravano con lei”, “sua madre intervenne”, ”tutti furono meravigliati”, “…e parlava benedicendo”, “Furono presi da timore”, “le custodivano in cuor loro”. Qui è chiaro che la vita è compimento di un disegno di Dio, ma come per Giovanni Battista, anche la nostra nascita, apparentemente anonima, non è per caso, perché la nostra vita viene dall’amore, e siamo destinati ad amare nel progetto di Dio. La nascita è l’evento straordinario che ci fa esistere, è divino in sè, veniamo alla luce ricevendo il nome che viene da Dio e possiamo vivere di tutto, trasmettere la vita, portare tutto il creato ad immagine e somiglianza di Dio, ed amando riportare tutto a Dio, rendendolo presente sulla terra. Immaginiamo che nello sguardo d’amore e stupore di Elisabetta, ci sia Dio, e lei riconosce l’unicità del figlio, lo presenta e lo protegge, lo ama dello stesso amore. La gioia per le nascite, è la gioia di Dio, che davanti ad ogni neonato vede qualcosa di molto grande , un capolavoro, la somiglianza con lui e ci dà il nome che viene dalla Parola che ascoltiamo, che è la bellezza dell’amore che lui ci dona, scritto nel nostro cuore, ci fa essere ciò che siamo davanti a lui. Elisabetta e Zaccaria difendono il nuovo che si esprime in Giovanni, fin dal suo nome, che interrompe le rassicuranti tradizioni per lasciar il posto alla ferma fiducia nel Signore. Attorno a Giovanni, eventi straordinari, sono segni evidenti della presenza del Signore, in lui la Grazia di preparare l’arrivo di Gesù. Il nome di Giovanni viene da Dio, è “Grazia di Dio”.
Il nostro nome lo scopriamo seguendo Gesù, ascoltando la promessa della nostra vita, riconoscendoci come frutto di amore. Consapevoli di questo amore possiamo essere contenti di Dio, non per ciò che riceviamo, ma per la gioia della relazione con lui, lodarlo perché ogni cosa che leggiamo con il suo sguardo , si rianima, si risveglia, rifiorisce ed impariamo a custodire nel cuore ogni sua rivelazione.
Ogni vita, ogni giorno sono densi della promessa di Dio, sono presenti i segni della sua presenza e possiamo leggere la storia, la nostra, con questa visione profonda che vede Dio in ciò che accade.