Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura
Feria propria del 23 Dicembre
Letture: Ml 3,1-4.23-24; Sal 24; Lc 1,57-66
Riflessione biblica
“Zaccaria chiese una tavoletta e scrisse: Giovanni è il suo nome” (Lc 1,57-66). L’imposizione del nome era momento essenziale nel rito della circoncisione: il bambino assumeva la sua identità personale tra il popolo di Dio, entrava ufficialmente nell’alleanza con Dio e diveniva partecipe delle sue benedizioni. E il nome accompagnava l’uomo per tutta la sua vita ed era la sua ricchezza: “Abbi cura del tuo nome, perché esso sopravviverà a te più di mille grandi tesori d’oro. I giorni di una vita felice sono contati, ma il buon nome dura per sempre” (Sir 41,12-13).
Lettura esistenziale
Il Beato Carlo Acutis affermava a tal proposito che: “tutti nasciamo come originali, ma molti muoiono come fotocopie”, cioè molti, cammin facendo, adeguano la propria vita ad altri modelli, perdendo di vista la preziosità della loro unicità. Nella diversità non c’è chi è migliore e chi è peggiore. Se non prendiamo sul serio la nostra diversità non capiremo mai quanto è bella la nostra vita, perché saremo troppo impegnati a recitare il copione a cui ci siamo adeguati. La nostra esistenza invece è unica.
La santità è prendere sul serio la nostra diversità ed elevarla a perfezione. Anche tra i Santi non ce n’è uno simile ad un altro, ma tutti in modo diverso contribuiscono a rendere bella la Chiesa. La diversità è esercitata in modo sano e diventa una ricchezza quando non la opponiamo a qualcosa o a qualcuno, rivendicando per esempio di possedere tutta la verità o di volere che gli altri siano o la pensino come noi. In questo modo non si entra nel conflitto delle diversità, ma nella comunione fra di esse.
La bellezza di un giardino sta nella diversità dei fiori che vi crescono. La bellezza di una sinfonia sta nella diversità degli strumenti che si suonano. E così la bellezza della Chiesa e dell’umanità sta nell’unicità e nella diversità delle persone che la compongono. Se ciascuno di noi rinuncia ad essere se stesso, impoverisce di certo il mondo.