di Salvatore Di Bartolo – Ci restano ormai pochi anni per contenere il riscaldamento globale. Poco più di sei per l’esattezza in base alle indicazioni fornite dagli scienziati. Davvero pochissimo tempo, per tentare di dare una svolta e cercare di “guarire” il pianeta. Mai come oggi risulta essere di vitale importanza far rivivere gli ecosistemi che supportano tutta la vita sul pianeta, perché più sani sono gli ecosistemi e più sano è il pianeta stesso.
Un concetto, questo, ribadito come un mantra tanto dagli scienziati quanto dai giovani attivisti del movimento Fridays for future, che ogni venerdì scendono in piazza per manifestare contro le politiche inattive dei governi sul riscaldamento globale. Dopo quasi tre anni di sciopero, tuttavia, gli attivisti non nascondono la loro frustrazione, Greta Thunberg in testa.
Ed in questo senso, pesanti critiche vengono mosse dai giovani attivisti anche nei confronti del piano per l’uso dei fondi UE Next Generation, approvato lo scorso 30 aprile. “Quasi tutti giorni ormai la politica parla di sostenibilità, e con questo piano in particolare sta facendo pensare che preveda misure sufficienti per salvaguardare il clima – spiegano gli attivisti – E così, come se non bastasse dover fronteggiare la grande minaccia dell’umanità, ci troviamo davanti a un ulteriore problema: il diffondersi della convinzione che chi governa stia affrontando la crisi climatica seriamente. Quando in realtà delle azioni necessarie non se ne vede ancora l’ombra”.
“Questo mondo è in fiamme, questo mondo si sta sciogliendo. In tanti continenti le persone sono costrette ad abbandonare le loro case, mentre gli impatti climatici catastrofici diventano sempre più estremi e frequenti. Ogni decimo di grado di ulteriore aumento significa centinaia di migliaia di vite umane condannate, e regioni intere del pianeta rese inabitabili“, proseguono i giovani.
“Sembra proprio che i nostri politici usino termini come green o resilienza più per moda e non per le azioni che implicano. Noi vogliamo vedere azioni concrete, basate sulla scienza. La cosa più difficile è accettare che ci sono soluzioni semplici e si continui a ignorarle per non si sa quali interessi”, concludono gli attivisti.