• 22 Novembre 2024 10:30

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura

Sant’Atanasio

Lettura At 15,7-21; Sal 95; Gv 15,9-11

Riflessione biblica

“Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”. Tutta la parola di Dio parla di gioia, perché gioia ed esultanza provengono da Dio e “la gioia del Signore è la nostra forza” (Ne 8,10). La gioia scaturisce dall’amore misericordioso che Dio ha per noi: “Cerca la gioia nel Signore: esaudirà i desideri del tuo cuore” (Sal 37,4). E ancora: “Saziaci al mattino con il tuo amore: esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni” (Sal 90,14). Per essere gioiosi bisogna rimanere in comunione con Dio: “Si diceva tra le genti: Il Signore ha fatto grandi cose per loro. Grandi cose ha fatto il Signore per noi: eravamo pieni di gioia” (Sal 126,2-3). Se ciò è valido per il credente in generale, per il cristiano la gioia si attua nel “rimanere in Gesù”, nel “rimanere nella sua parola”, nel “rimanere nel suo amore”. “Rimanere in Gesù”: gioire della sua presenza e farlo crescere in noi: “Questa è la mia gioia piena: Lui deve crescere; io, invece, diminuire” (Gv 3,29-30). E rimanere fermi nella sua promessa: “Ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia” (Gv 16,22). Rimaniamo nella parola di Gesù: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” (Gv 14,23). Anzi, con Geremia diremo: “Quando le tue parole mi vennero incontro, le divorai con avidità; la tua parola fu la gioia e la letizia del mio cuore” (Ger 15.16). Rimaniamo nel suo amore, condividendo con Gesù gioia e sofferenze: “Nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi perché anche nella rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare” (1Pt 4,13). Ma soprattutto mettendo in atto il suo comandamento: “Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato” (Gv 15,12) e “avremo un cuor solo e un’anima sola” (At 4,32).

Lettura esistenziale

“Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena” (Gv 15, 11). La gioia è un elemento centrale dell’esperienza cristiana. La Chiesa ha la vocazione di portare al mondo la gioia, una gioia autentica e duratura, quella che gli angeli hanno annunciato ai pastori di Betlemme nella notte della nascita di Gesù (cfr Lc 2, 10): Dio non ha solo parlato, non ha solo compiuto segni prodigiosi nella storia dell’umanità, Dio si è fatto così vicino da farsi uno di noi e percorrere le tappe dell’intera vita dell’uomo. Nel difficile contesto attuale, il mondo ha un immenso bisogno di sentire che il messaggio cristiano è un messaggio di gioia e di speranza! L’aspirazione alla gioia è impressa nell’intimo dell’essere umano. Al di là delle soddisfazioni immediate e passeggere, il nostro cuore cerca la gioia profonda, piena e duratura, che possa dare «sapore» all’esistenza. In realtà le gioie autentiche, quelle piccole del quotidiano o quelle grandi della vita, trovano tutte origine in Dio, anche se non appare a prima vista, perché Dio è comunione di amore eterno, è gioia infinita che non rimane chiusa in se stessa, ma si espande in quelli che Egli ama e che lo amano. Dio ci ha creati a sua immagine per amore e per riversare su noi questo suo amore, per colmarci della sua presenza e della sua grazia. Dio vuole renderci partecipi della sua gioia, divina ed eterna, facendoci scoprire che il valore e il senso profondo della nostra vita sta nell’essere accettato, accolto e amato da Lui, e non con un’accoglienza fragile come può essere quella umana, ma con un’accoglienza incondizionata come è quella divina: io sono voluto, ho un posto nel mondo e nella storia, sono amato personalmente da Dio. E se Dio mi accetta, mi ama e io ne divento sicuro, so in modo chiaro e certo che è bene che io ci sia, che esista.