Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura
Santi Cornelio e Cipriano
Letture: 1Tm 4,12-16; Sal 110; Lc 7,36-50
Riflessione biblica
“Il fariseo che l’aveva invitato disse tra sé: Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!” (Lc 7,36-50). Non sa fare altro questo fariseo: giudicare. Giudica Gesù: il pregiudizio farisaico scattò automatico nel suo cuore: un profeta riconosce e distingue subito i peccatori dai giusti; e non avrebbe mai permesso ad una donna peccatrice di toccarlo. In altre parole, egli pretendeva che Gesù condannasse quella donna e non le permettesse di toccarlo. Ma Gesù non è venuto per condannare i peccatori e le peccatrici, ma per usare loro misericordia: “Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: Misericordia io voglio e non sacrifici. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori” (Mt 9,12-13). Giudica la donna: è bastato uno sguardo e la classifica come “peccatrice” e i suoi gesti di onore come “impuri” e che rendono impuri; dal suo cuore impuro escono giudizi impuri: “Ciò che esce dall’uomo è ciò che rende impuro l’uomo” (Mc 7,20). Gesù, invece, l’accoglie con misericordia: “I tuoi peccati sono perdonati” (Lc 7,48) e accetta i suoi gesti come “gesti di amore”: “sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato” (Lc 7,47). Ecco due atteggiamenti, che Gesù propone alla nostra riflessione personale: quello del fariseo e quello della peccatrice. Il fariseo giudica e non usa misericordia: ama poco e nel suo scarso amore ha tempo e voglia di giudicare gli altri. Riflettiamo e il pensiero corre alla parola di Gesù: “Non giudicate, per non essere giudicati; perché con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi” (Mt 7,1-2). Di più: “Perché giudichi il tuo fratello? E tu, perché disprezzi il tuo fratello? Tutti ci presenteremo al tribunale di Dio, e ciascuno di noi renderà conto di se stesso a Dio” (Rom 14,10.12). La peccatrice, invece, riconosce Gesù e apre il suo cuore alla misericordia infinita di Dio: si umilia ai “piedi” del Salvatore, purifica il suo cuore nel “pianto” del pentimento, sparge il “profumo” del suo amore per onorare il Signore. Solo una fede amante cancella i nostri peccati e ottiene misericordia e perdono: “Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia” (Mt 5,7)
Lettura esistenziale
“Sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco” (Lc 7, 47). Ad una lettura superficiale di questa frase pronunciata da Gesù, sembra quasi di ravvisare una incitazione a peccare molto, in modo che ci venga perdonato molto, per poi amare molto Colui che ci ha perdonato. Invece essa contiene piuttosto un invito a prendere coscienza che ognuno di noi, me compresa, te compreso, ha bisogno di una grande misericordia da parte del Signore. Questa consapevolezza dovrebbe colmare il nostro cuore di gratitudine e di amore. Il Signore offre a tutti la possibilità della conversione, fino all’ultimo istante della vita. Per quanto un uomo abbia potuto peccare, egli non coincide con il suo peccato, ma con le sue possibilità di bene, con ciò che può diventare, con la grazia di Dio. Non coincide con il male che ha commesso, ma piuttosto con il bene che può ancora compiere.
Gesù vede la nostra vita in prospettiva non in retrospettiva, cioè “d’ora in avanti”, come una vita che va di inizio in inizio. Di primavera in primavera. “L’argomento del giudizio universale, non sarà il male ma il bene. Dio non ci chiederà conto di quanto male abbiamo commesso, ma di quanto bene abbiamo compiuto”(Ermes Ronchi). Dio è misericordia, speranza, fiducia illimitata, futuro, Spirito che tocca il cuore e lo guarisce, che porta luce e gioia, amore che fa ricominciare.
Così ci ama Dio, in modo eccessivo, esagerato. Se l’amore non è eccessivo non è amore. Amiamo alla Sua maniera?
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