• 22 Novembre 2024 6:02

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana  Scandura

Lunedì della XXVIII settimana del Tempo Ordinario

Lettura Rm 1,1-7; Sal 97; Lc 11,29-32

Riflessione biblica

“Come Giona fu un segno per quelli di Ninive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione” (Lc 11,29-32). Il cristiano non ha bisogno di segni, perché Cristo è il “segno di Dio” per la salvezza di tutti gli uomini: “In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati” (At 4,12). Gesù è il segno del nostro credere, del nostro profondo rinnovamento interiore, del nostro vivere in comunione con Dio. Gesù è il “segno del cielo”, segno di vita e di luce, che illumina ogni uomo: “A quanti lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome” (Gv 1,9), nutrimento dell’anima per la vita eterna: “Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo” (Gv 6,51). Elevato sulla Croce, ci attira tutti a sé: “Io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me” (Gv 12,32) e Gesù crocifisso è il segno del nostro essere cristiani: “I Giudei chiedono i miracoli e i Greci cercano la sapienza, noi predichiamo Cristo crocifisso, potenza di Dio e sapienza di Dio” (1Cor 1,22-24). Risorto secondo il progetto eterno di Dio, egli è il segno della nostra risurrezione: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno” (Gv 11,25-26). Da queste certezze di fede, scaturiscono tre realtà essenziale per la nostra vita spirituale. Gesù è la nostra sapienza: egli proclama la verità che ci rende liberi (Gv 8,32), è la via che conduce alla vita (Gv 14,6), la sapienza divina, che giustifica, santifica e ci redime per essere figli di Dio (1Cor 1,30). Gesù è il segno della nostra morte al peccato: “Se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui. Infatti egli morì, e morì per il peccato una volta per tutte; ora invece vive, e vive per Dio” (Rom 6,8-10). Gesù è il segno della nostra risurrezione: “Se siamo stati intimamente uniti a lui a somiglianza della sua morte, lo saremo anche a somiglianza della sua risurrezione” (Rom 6,5).

Lettura esistenziale

“Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona” (Lc 11, 29). Leggendo questo brano evangelico semplicisticamente, in un primo momento viene quasi da pensare che il Maestro quel giorno si sia alzato con la luna storta e che è meglio stargli alla larga finché non sia sbollito un po’ il malumore. La questione invece è molto più profonda: nella persona di Gesù, il Padre si è fatto presente agli uomini, si è fatto visibile, prossimo. Il Verbo incarnato è il segno più eloquente dell’Amore di Dio, Amore che guarisce, che libera, che fa risorgere, ma che per operare tutto questo esige l’accoglienza da parte dell’uomo. “Chi ti ha creato senza di te, non può salvarti senza di te” esclama S. Agostino, per significare che la salvezza portata da Cristo, per essere efficace ed operante, necessita della nostra collaborazione. La conversione altro non è che dire “si” al progetto d’amore di Dio su di noi. Da questo “eccomi”, rinnovato quotidianamente, scaturisce inevitabilmente dal nostro cuore un cantico di lode e di ringraziamento: il nostro “Magnificat” a Dio che fa della nostra vita una meraviglia stupenda.