Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura
Giovedì della XXIX settimana del tempo ordinario
Letture: Rm 6,19-23; Sal 1; Lc 12,49-53
Riflessione biblica
“Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso!” (Lc 12,49-53). Due idee diverse sul fuoco sono sottintese: il fuoco come segno di divisione e il fuoco segno dello Spirito Santo che opera in noi e ci fa ardere di quell’amore divino che trasforma il mondo. Fuoco di divisione: “Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione” (Lc 12,51). Simeone l’aveva già predetto: “Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori” (Lc 2,34-35). Ma il problema non è Gesù: “Lui è la nostra pace” (Ef 2,14), il problema siamo noi, come accogliamo Gesù nella nostra vita personale e comunitaria. Gesù diviene pace per noi, nel nostro intimo se un “fuoco di amore” si accende nel nostro cuore e “non viviamo più per noi stessi, ma per colui che è morto e risorto per noi” (2Cor 5,15), se ci lasciamo trasformare dal suo Spirito, fuoco divino sceso a Pentecoste sui discepoli di Gesù (At 2,2-4), per divenire nuove creature (2Cor 5,17) e produrre “il frutto dell’amore” (Gal 5,22). È lo Spirito Santo che brucia in noi e nelle comunità le nostre incoerenze, passioni, divisioni. È lo Spirito che ci fa ardere di amore di Dio e ci conduce per le vie dell’amore al prossimo. Se viviamo secondo i suoi comandamenti, egli è nostra pace (Ef 2,14) e il suo Spirito c’insegnerà che solo l’amore conta. Ma se non rimaniamo in lui e il fuoco dello Spirito non opera in noi, saremo come un tralcio secco, che viene raccolto e buttato via” (Gv 15,6). Lasciamoci investire dall’azione dello Spirito Santo, per purificare i nostri cuori, per non produrre “le opere della carne”, alimentate dal nostro egoismo (Gal 5,19-21), ma guidati dall’amore, non viviamo più secondo la carne, ma secondo lo Spirito, perché “la carne tende alla morte, mentre lo Spirito tende alla vita e alla pace” (Rom 8,5-6).
Lettura esistenziale
“Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso!” (Lc 12, 49). Gesù è venuto a portare il fuoco sulla terra, un fuoco che consuma, che divora, che illumina, che riscalda, che spezza i finti legami. Talvolta si è abituati a vivere una fede senza sussulti e senza emozioni, dimenticando che la nostra appartenenza a Cristo nasce da un incontro che ci ha cambiato la vita. Un incontro pieno d’amore nel quale la Persona di Gesù ci ha affascinato e attratto. Lasciamolo dunque divampare questo fuoco e diventeremo come una torcia che illumina chi ci sta accanto. Ma affinché questo fuoco arda sempre nel nostro cuore, occorre che lo alimentiamo con la Parola di Dio, i Sacramenti, la preghiera vissuta come un colloquio intimo e costante con Dio, l’offerta generosa della nostra vita. Gesù non è venuto a spegnere ma ad accendere. È venuto a liberare i grandi desideri di bene che ognuno si porta dentro, e a dargli la possibilità di realizzarsi. La pace che Egli ci dona è però completamente diversa da quella che tante volte noi cerchiamo e che pensiamo di raggiungere allontanando da noi le fatiche e le lotte necessarie per diventare cristiani adulti. La pace di Cristo non esclude le tribolazioni, la lotta, le sofferenze da affrontare, le incomprensioni da superare. La vita del cristiano è dinamica, viva, coinvolge tutto: volontà, cuore, sentimenti, fantasia, per metterli al servizio del Vangelo.