di Fra Benedetto Amodeo – Approcciandosi agli Scritti di frate Francesco è possibile cogliere la sua spiritualità, profondamente trinitaria: egli non manca mai di esaltare l’iniziativa mirabile di Dio, Padre santo e giusto, che offre la salvezza a tutti gli uomini, per mezzo del Figlio incarnato e per opera dello Spirito Santo.
Egli esalta soprattutto il mistero della redenzione, voluta dall’altissimo Padre celeste (cfr. 2Lf 4) e operata dal suo Figlio benedetto e glorioso (cfr. 2Lf 11), il Signore Gesù Cristo. Proprio parlando del Figlio diletto, l’Assisiate si scioglie in espressioni di profondo affetto misto a gratitudine, riverenza e stupore per aver salvato l’uomo per mezzo della sua obbedienza, scegliendo volontariamente di abbracciare la via della croce.
Lo Spirito Santo, invece, agendo in comunione col Padre e il Figlio, prende abitazione e dimora presso coloro che persevereranno nella via della penitenza (cfr. 2Lf 48), purificandoli, illuminandoli e accendendoli col suo fuoco di carità perché possano seguire le orme del Figlio e giungere sino all’Altissimo Padre (cfr. LOrd 51). Quando lo Spirito Santo, che è Amore, si stabilisce nel credente, lo conduce all’intima relazione con la SS. Trinità, rendendolo figlio del Padre, del quale compie le opere; sposo, fratello e madre del Figlio (cfr. 1Lf I,7-10; 2Lf 49-53).
Il rapporto col Padre è quello della figliolanza: lo Spirito rende l’uomo figlio di Dio, del quale conosce la volontà e ne compie le opere. Ed è sempre nello Spirito che si fa strada nell’uomo la consapevolezza che, quanto il Padre ha operato per mezzo del suo Figlio Gesù, l’ha realizzato per la sua salvezza.
Il rapporto col Figlio è sponsale, quando lo Spirito unisce l’anima fedele con Gesù; è di fratellanza quando l’uomo fa la volontà del Padre, ponendosi in quell’atteggiamento di totale obbedienza, che ha caratterizzato la vita del Figlio suo; è di maternità quando l’uomo porta Gesù nel cuore e nel corpo, ormai rinnovati e purificati dallo Spirito, e lo genera attraverso la vita e le opere.
L’uomo ha una grande responsabilità, quella di far rinascere il Signore Gesù ogni giorno nel mondo attraverso il suo santo operare, reso tale dall’azione dello Spirito Santo in lui. Se è vero che Gesù è presente in maniera eccelsa nel sacramento dell’altare, verso il quale bisogna avere massima riverenza, Francesco vuole sottolineare che è altrettanto vero che egli è reso presente attraverso le opere di chi si lascia abitare e trasformare dallo Spirito.
L’uomo è così guidato, dalla grazia del Signore, alla piena comunione con la Trinità. Termine ultimo è l’Altissimo, fonte di ogni bene, a cui si può arrivare per mezzo del Figlio Gesù, seguendone le orme, per intervento dello Spirito Santo, così come Francesco scriverà alla fine della sua Lettera a tutto l’Ordine: «Onnipotente, eterno, giusto e misericordioso Iddio, concedi a noi miseri di fare, per tuo amore, ciò che sappiamo che tu vuoi, e di volere sempre ciò che a te piace, affinché, interiormente purificati, interiormente illuminati e accesi dal fuoco dello Spirito Santo, possiamo seguire le orme del tuo Figlio diletto, il Signore nostro Gesù Cristo, e con l’aiuto della tua sola grazia, giungere a te, o Altissimo, che nella Trinità perfetta e nella Unità semplice vivi e regni e sei glorificato, Dio onnipotente per tutti i secoli dei secoli. Amen» (vv. 50-52).
Dinanzi a tutto questo, l’uomo non può che esplodere, con grande entusiasmo, in un inno di giubilo, balbettando con le “misere” parole umane la forte esperienza di essere “dimora di Dio”:
«Oh, come è glorioso, santo e grande avere nei cieli un Padre!
Oh, come è santo, consolante, bello e ammirabile avere un tale Sposo!
Oh, come è santo e come è caro, piacevole, umile, pacifico, dolce, amabile e sopra ogni cosa desiderabile avere un tale fratello e un tale figlio, il Signore nostro Gesù Cristo, il quale offrì la sua vita per le sue pecore» (1Lf I,11-14; cfr. 2Lf 54-56).