• 21 Novembre 2024 18:34

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Francesco e l’amore incondizionato per l’Eucarestia

Francesco d’Assisi, santo. Francesco d’Assisi, frate. Francesco d’Assisi, mistico. E all’elenco si potrebbero aggiungere non sappiamo quanti appellativi. Ma è altrettanto importante focalizzare l’attenzione sul Francesco, amante della Eucarestia. E’ possibile definire il suo rapporto con il Corpo del Signore, nella forma Eucaristica, un amore eterno che rompe il Tempo, tanto da dare echi importantissimi fino ai giorni nostri.

Francesco d’Assisi — racconta il suo primo biografo, Tommaso da Celano — “ardeva di amore in tutte le fibre del suo essere verso il sacramento del Corpo del Signore”. Partiamo da questo importante “dato di fatto”. E “riteneva grave segno di disprezzo non ascoltare almeno una messa al giorno, se il tempo lo permetteva. Si comunicava spesso e con tanta devozione da rendere devoti anche gli altri. Un giorno, poi, volle mandare i frati per il mondo “con pissidi preziose, perché riponessero in luogo il più degno possibile il prezzo della redenzione, ovunque lo vedessero conservato con poco decoro”. E voleva anche che si dimostrasse grande rispetto alle mani del sacerdote, perché a esse è stato conferito il divino potere di consacrare questo sacramento. “Se mi capitasse — diceva spesso — d’incontrare insieme un santo che viene dal cielo e un sacerdote poverello, saluterei prima il prete e correrei a baciargli le mani. Direi infatti: ‘Ohi! Aspetta, san Lorenzo, perché le mani di costui toccano il Verbo di vita e possiedono un potere sovrumano!'”.

Fa un certo effetto – è inutile nasconderlo – leggere queste descrizioni. Lui, il Poverello di Assisi, non curante delle sue vesti, non curante dell’esteriorità, soffermarsi sulla preziosità dei paramenti e delle “suppellettili sacre”. E’ un dato che, il più delle volte, passa inosservato. Basterebbe citare la lettera al Capitolo generale (risalente, molto probabilmente a dopo il 1221, in cui troviamo una vera e propria “lode” alla Mensa del Signore:

“L’umanità trepidi, l’universo intero tremi, e il cielo esulti, quando sull’altare, nelle mani del sacerdote, è il Cristo figlio di Dio vivo”.

La cosa che sconvolge il santo d’Assisi è l’amore di Gesù spinto fino a un’umiltà inconcepibile. Scrive Francesco: “O ammirabile altezza, o degnazione stupenda! O umiltà sublime! O sublimità umile, che il Signore dell’universo, Dio e Figlio di Dio, così si umili da nascondersi, per la nostra salvezza, in poca apparenza di pane!”.

San Francesco era più che consapevole della preziosità e regalità del dono dell’Eucarestia. Per questo, il Poverello (e usiamo non a caso questo appellativo) era più che chiaramente sicuro di quanto tutto l’ “apparato” per l’Eucarestia, dovesse essere “degno” del “tesoro” spirituale della Comunione. Leggiamo cosa dice, in merito, Francesco:

“I calici, i corporali, gli ornamenti degli altari e tutto ciò che riguarda il Sacrificio devono essere preziosi. E se il Santissimo Corpo del Signore sarà collocato in modo miserevole in qualche luogo, secondo il precetto della Chiesa, sia posto da essi in un luogo prezioso e sia custodito e sia portato con grande venerazione e nel dovuto modo sia dato agli altri (…) E quando è consacrato dal sacerdote sull’altare ed è portato in qualche parte, tutti, in ginocchio, rendano lode, gloria e onore al Signore Dio vivo e vero”.