Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura
Sant’Agnese
Letture: Eb 9,2-3.11-14; Sal 46; Mc 3,20-21
Riflessione biblica
“I suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: È fuori di sé” (Mc 3,20-21). Non meravigliamoci! Capita, tanto è vero che “venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto” (Gv 1,11). Il contrasto è forte: la folla andava da lui e ascoltava i suoi insegnamenti proclamati con autorità, mentre “i suoi” lo considerano come “fuori di sé” e cercavano di coinvolgere anche Maria, sua Madre (Mc 3,31). E Gesù l’ha detto in modo chiaro e inequivocabile: “nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa” (Mt 10,36). È vero che l’opposizione degli intimi, amici o parenti, nasce da un senso di commiserazione: era tanto l’impegno che Gesù poneva nell’aiutare gli altri che lui e i suoi discepoli “non potevano più mangiare”. “Era fuori di sé”: un esaltato, che aveva perso il senso della misura, quel “buon senso”, che guida l’agire umano. “Convertitevi”, dice Gesù: cambiate mentalità, fino a perdere il “buon senso” di questo mondo e e lasciatevi guidare dalla “follia d’amore”. Non che il “buon senso” sia un male, ma non è sufficiente per un sano discernimento spirituale: “È forse il consenso degli uomini che cerco, oppure quello di Dio? O cerco di piacere agli uomini? Se cercassi di piacere agli uomini, non sarei servitore di Cristo!” (Gal 1,10). Convinciamoci: “l’uomo lasciato alle sue forze non comprende le cose dello Spirito di Dio: esse sono follia per lui e non è capace di intenderle, perché di esse si può giudicare per mezzo dello Spirito” (1Cor 2,14). E lo Spirito opera in noi con un amore senza limiti. Non facciamoci guidare solo dal buon senso, ma dallo Spirito di Dio: con un ascolto attento che si sottomette al progetto di Dio; con pazienza, umiltà e sincerità su noi stessi; con la preghiera costante che è fiducia nel Signore e richiesta del dono del “consiglio”, per scegliere ogni cosa secondo la sua volontà.
Lettura esistenziale
“Entrò in una casa e si radunò di nuovo attorno a lui molta folla, al punto che non potevano neppure prendere cibo” (Mc 3, 20). La brevità del Vangelo di oggi è inversamente proporzionale all’efficacia dell’immagine. Infatti l’immensità della gente che attornia Gesù è così grande che si ha subito la sensazione che l’evangelista Marco stia man mano facendo percepire che l’identità di Gesù si sta rivelando, e proprio per questo il suo seguito diventa incontenibile. Tuttavia cominciano anche i primi seri rifiuti e cominciano proprio a partire dagli stessi familiari di Gesù che cercano di prenderlo perché dicono: «È fuori di sé». In un certo senso concordo con i parenti di Gesù: Egli è davvero “fuori di sé”. Senza saperlo i famigliari di Gesù ci rivelano un tratto nuovo ma autentico del Signore. È tipico di colui che ama essere fuori da se stesso, perdersi completamente nell’amato. È la legge dell’amore. San Paolo parla di “follia” riferendosi alla morte in croce di Gesù. Per amore Gesù “è fuori”. Fuori dalla sua Casa, straniero in una terra e in un regno che non gli appartiene: “Il mio regno non è di questo mondo”, afferma. È fuori dai suoi privilegi divini, da ogni compromesso col male, da ogni logica con il potere umano. Nasce fuori dai centri abitati e muore fuori le mura di Gerusalemme. Bisogna essere “fuori di sé” per farsi toccare da una peccatrice, per entrare nella casa di Zaccheo, per chiamare un esattore delle tasse come discepolo. Bisogna essere “fuori di sé” per affidare la cassa del gruppo a Giuda, ladro e tanto avido da tradirlo per trenta denari. Bisogna essere fuori di sé per donare la propria vita fino alla morte di croce. Il Signore ci conceda un po’ di questa follia.