Commento di Fra Marcello Buscemi E suor Cristiana Scandura
Giovedì della VIII settimana del Tempo Ordinario
Letture: Sir 42,15-26; Sal 32; Mc 10,46-52
Riflessione biblica
“Bartimeo, sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare: Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!” (Mc 10,46-52). Bella la preghiera di Bartimeo, rivolta a Gesù: è proclamazione della messianicità di Gesù, l’inviato di Dio per la salvezza dell’uomo. A lui, come Bartimeo, rivolgiamo il nostro grido di aiuto: “Ascolta, Signore, la mia voce. Io grido: abbi pietà di me, rispondimi!” (Sal 27,7). Mi emoziona tale grido, che sorge acuto da un emarginato: spesso anche noi siamo ai margini del cammino che abbiamo intrapreso con Gesù per partecipare al suo mistero di morte e risurrezione, ci ritroviamo disorientati, bisognosi di luce interiore che guida la nostra esistenza umana e di credenti: “Manda la tua luce e la tua verità: siano esse a guidarmi, mi conducano alla tua santa montagna, alla tua dimora” (Sal 44,3). Per questo, tre dettagli mi sembrano importanti nella narrazione. Il cieco: non è un cieco dalla nascita, ma uno che aveva gustato lo splendore della luce, la dolcezza dei colori, la gioia di sentire la presenza delle persone e vedere il loro sguardo. Ascoltiamo allora la voce di Gesù: “Venite a me! Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita” (Gv 8,12). Le nostre passioni urlano contro il nostro desiderio di pace e ci fanno dimenticare il dolce invito di Gesù: “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita” (Mt 11,28,29). “Coraggio! Àlzati, ti chiama!”: è il momento di “rialzarsi” e rimanere saldi nella fede, perseveranti nella preghiera, ma decisi a seguire sempre Gesù con decisione pronta ed audace. “Gettò via il mantello e balzò in piedi”: è lo slancio della fede, che ci rende agili nel corpo e nello spirito, per entrare in comunione con Gesù, colui che è luce di grazia e santità. E ci rivolgiamo a lui: “Maestro, che io veda di nuovo!”. Sentiremo la voce di Gesù: “Va’, la tua fede ti ha salvato”.
Lettura esistenziale
“Molti lo sgridavano per farlo tacere, ma egli gridava più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!»” (Mc 10, 48). Mentre Gesù partiva da Gerico, un cieco, che sedeva lungo la strada a mendicare, sente che il Nazareno sta passando proprio davanti a lui. Afferra l’occasione della sua vita e con tutta la fede che ha in cuore e il vigore che ha in corpo, senza vergogna, comincia a gridare il suo dolore, certo di essere ascoltato. Il bisogno di questo cieco diventa la sorgente di una accorata preghiera. Questa medesima preghiera, la Chiesa la pone sulla bocca di ogni cristiano all’inizio di ogni celebrazione eucaristica: Signore, pietà! E non è soltanto una richiesta di perdono per i nostri peccati, quanto una richiesta di luce per i nostri occhi spenti. La folla attorno al cieco Bartimeo gli intima di tacere, perché disturba. Allora Bartimeo fa la cosa più saggia: grida più forte. Gesù allora si ferma e manda a chiamare il cieco, tramite quella folla stessa che voleva farlo tacere e che ora, facendosi portavoce di Cristo gli rivolge parole bellissime. “Parole facili e che vanno diritte al cuore, da imparare, da ripetere, sempre, a tutti: «Coraggio, alzati, ti chiama». Coraggio, la virtù degli inizi. Alzati, dipende da te, lo puoi fare, riprendi in mano la tua vita. Ti chiama, è qui per te, non sei solo, il cielo non è muto. Ed ecco che si libera l’energia compressa, e fioriscono gesti quasi eccessivi: non parla, grida; non si toglie il mantello, lo getta; non si alza da terra, ma balza in piedi. Guarisce in quella voce che lo accarezza, lo chiama e diventa la strada su cui cammina. Noi, che siamo al tempo stesso mendicanti e folla, nelle nostre Gerico, lungo le nostre strade, ad ogni persona a terra, portiamo in dono, senza stancarci mai, queste tre parole generanti: «Coraggio, alzati, ti chiama»