Una giornata intensa quella di ieri 23 giugno per la terza edizione del Festival dell’ecologia integrale in corso a Montefiascone. Tra gli appuntamenti più significativi, l’incontro con il vescovo di Viterbo monsignor Oreste Francesco Piazza che ha incantato il numeroso pubblico presente nello spazio teatro antistante la cripta di santa Lucia Filippini. La “lectio brevis” di monsignor Piazza è stata preceduta dalla lettura del messaggio di Papa Francesco denso di significato e di affetto, inviato a monsignor Fabio Fabene, ideatore dell’evento e dedicato a tutti coloro che dedicano la propria energia per la tutela e la custodia del Creato.
Il messaggio di Papa Francesco
“Invio un cordiale saluto a tutti voi che partecipate al terzo Festival dell’Ecologia integrale a Montefiascone”, ha scritto Papa Francesco. “Vi ringrazio per esservi riuniti per la riflessione e la promozione per la cura della casa comune, che dovrebbe essere una priorità per tutti noi che l’abitiamo, ma soprattutto per i Cristiani. Dio – si legge nel messaggio del Pontefice – ci ha benedetti per il dono della terra, quindi dobbiamo assicurare tutti i nostri sforzi per renderlo sostenibile, a tale proposito nell’enciclica Laudato si’ ho così scritto: la sfida urgente di proteggere la nostra casa comune comprende la preoccupazione di unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale, poiché sappiamo che le cose possono cambiare”.
“Il Creatore non ci abbandona – aggiunge Papa Francesco – non fa mai marcia indietro nel suo progetto di amore, non si pente di averci creato, l’umanità ha ancora la capacità di collaborare per costruire la nostra casa comune. Desidero esprimere riconoscenza, incoraggiare e ringraziare tutti coloro che nei più svariati settori dell’attività umana stanno lavorando per garantire la protezione della casa che condividiamo”. Affidando tutti i partecipanti all’intercessione della Beata Vergine Maria, il Papa ha augurato nel suo messaggio “un fruttuoso incontro” chiedendo di pregare per lui.
Il vescovo Piazza: “Custodire la Terra equivale a custodire l’umanità”
Al termine della lettura del messaggio del Papa da parte di monsignor Fabene, ispiratore e creatore di questo importante appuntamento sui temi della tutela dell’ambiente, cioè la nostra casa comune, il vescovo di Viterbo Piazza ha sapientemente e brevemente elaborato una riflessione teologica sull’importanza dell’acqua come dono materiale, ma che disseta prima di tutto lo spirito. In termini simbolici e prendendo il via dai doni che il Creatore ha fatto all’uomo, la premessa iniziale si è soffermata sul termine custodia, specificando che tutto quello che è donato non diventa una proprietà e non può essere una pretesa, al contrario essendo un dono va custodito e valorizzato, perché custodire il Creato, quindi la Terra, equivale a custodire l’umanità stessa.
“Nel simbolismo della Genesi è l’umanità intera chiamata a custodire tutta la terra”, ha spiegato mosignor Piazza, aggiungendo che tale custodia richiede responsabilità, operosità e condivisione, azioni che riguardano tutti i viventi “perché in essi abita lo stesso alito di vita. Custodire la natura è anche custodire l’umanità, valorizzare, coltivare, rendere fruttuoso, fecondo il bene affidato”.
L’acqua il dono che disseta e vivifica
Snodo centrale della lectio di monsignor Piazza è stata dunque l’acqua, essenziale alla vita e dono del Creatore e verso la quale non siamo solo coloro su cui il dono ricade, ma oltre ad usufruirne i benefici dobbiamo apprezzarne il valore e rispettare il dono con un atteggiamento di “responsabilità condivisa, capace di sostenere una qualità di vita presente e futura delle piante, degli animali, dell’aria, dell’acqua stessa, inseparabile da quella dell’umanità.
Il tema dell’acqua, spiega ancora il Vescovo di Viterbo, ha tre rimandi significativi: il dono che disseta, il bisogno che è rappresentato dalla sete, per la rigenerazione cioè la realtà vivificata. Il dono dimostra che quanto è offerto, affidato, non può diventare pretesa esclusiva autoreferenziale, ma deve portarci ad un uso responsabile condiviso per la valorizzazione, perché nessuno può avanzare diritti predatori ed esclusivi per quanto è donato.
L’acqua donata diventa strumento di relazione e di coesione sociale
Monsignor Piazza ha così ricordato la centralità dell’elemento acqua nelle Sacre Scritture dove viene citata ben 580 volte come filo conduttore del percorso umano e della sua interazione con il Padre. “L’acqua non è solo metafora, ma elemento fondamentale nella vita dell’uomo e del Creato, l’acqua battesimale rende simili nel figlio umanato”, perché “come l’acqua che inonda un terreno arido e lo vivifica, così il simbolo battesimale dell’acqua dona vita… Chi è immerso nel battesimo uscendo dall’acqua inizia una vita nuova, il dono dell’acqua nel deserto placa la sete del popolo e diventa segno della sollecitudine di Dio”.
Dunque l’acqua ed il bisogno di essa per la sopravvivenza dell’umanità deve essere volano di carità, solidarietà e di azioni comuni per la sua custodia e per il bene delle generazioni future, perché non rappresenta solo un bene materiale, ma diventa un percorso dell’anima per comprendere il senso dell’umano voluto da Dio.