• 8 Settembre 2024 2:18

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento al Vangelo di Fra Giuseppe Maggiore

Santissimo Corpo e Sangue di Cristo

Letture: Es 24,3-8; Sal 115; Eb 9,11-15; Mc 14,12-16.22-26

“Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi»”.

Non credo che sia azzardato dire che il nostro Dio è un senza fissa dimora. Gesù cerca casa, sembra quasi un titolo di un film, ma è la realtà che ci presenta il Vangelo “Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo” (Mt 8,20). E nel Vangelo di questa domenica in cui festeggiamo il Corpus Domini, “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”.  

Il desiderio è quello di cenare, dimorare con i suoi amici. Amici che da li a poco fuggiranno, lo tradiranno, lo rinnegheranno… gli volteranno le spalle. Lo lasceranno solo. Non importa, Egli si fa dono, perché come abbiamo visto domenica scorsa ha uno spiccato senso di Famiglia. Si fa relazione, anzi di più, si fa Comunione. Non si attacca alle logiche umane, le supera per darci l’esempio. Come dice San Francesco Di Assisi “Ecco, ogni giorno egli si umilia come quando dalle sedi regali scese nel grembo della Vergine; ogni giorno viene a noi in umili apparenze; ogni giorno discende dal seno del Padre sull’altare nelle mani del sacerdote”.

Ed è il suo modo di essere tra noi. Non come una buonanima ma un vivente. Uno che si dona, che vuole abitare nella stanza del nostro cuore: “Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me” (Ap 3,20)

Allora la nostra vita, tutta la mia vita, è orientata a preparare quella stanza, a tenerla in ordine. E la preghiera, la meditazione, l’amore che sperimento e cerco di donare, la partecipazione alla vita comunitaria, la vita bella del Vangelo sono il modo che ho per tenere pronta la stanza. Ad accogliere Gesù che si rende accessibile, incontrabile, si fa pane del cammino, diventa cibo per l’uomo stremato.

Non siamo noi che facciamo la comunione quando mangiamo di Lui, ma è Lui che fa comunione con noi continuando ad essere relazione. Quel pezzo di Dio in noi fa sì che diventiamo un pezzetto di Dio nel mondo.

“Finita la religione dei riti e degli obblighi, ecco la religione del corpo a corpo con Dio, la religione del tu per tu con Lui, che prima che io dica: “ho fame”, mi dice: “Prendete e mangiate”.

Questo è il nostro Dio, vuole stringere un rapporto indistruttibile. Un rapporto insperato. Inimmaginabile… a noi la scelta di accoglierlo e di donarci ad ogni umana creatura.