Commento di Fra Marcello Buscemi e Tiziana Frigione
Mercoledì della XII settimana del Tempo Ordinario
Letture: Gen 15,1-12.17-18; Sal 104; Mt 7,15-20
Riflessione biblica
“Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci!”. Di profeti ce ne sono stati tanti sia nel passato che nel presente. Veri profeti e falsi. Già Mosè aveva il problema di distinguere i veri dai falsi profeti: “Io susciterò loro un profeta in mezzo ai loro fratelli e gli porrò in bocca le mie parole ed egli dirà loro quanto io gli comanderò. Ma il profeta che avrà la presunzione di dire in mio nome una cosa che io non gli ho comandato di dire, o che parlerà in nome di altri dèi, quel profeta dovrà morire” (Dt 18,18.20). Due sono le condizioni per essere veri profeti: annunciare il messaggio di Dio e che la sua profezia si avveri: “Il profeta che profetizza la pace sarà riconosciuto come profeta mandato veramente dal Signore soltanto quando la sua parola si realizzerà”. Il criterio di Gesù è simile: “Dai loro frutti li riconoscerete” (Mt 7,16) Nonostante ciò, Mosè ha detto: “Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore porre su di loro il suo spirito!” (Num 11,29). E il profeta Gioele: “Io effonderò il mio spirito sopra ogni uomo e diverranno profeti i vostri figli e le vostre figlie; i vostri anziani faranno sogni, i vostri giovani avranno visioni” (Gl 3,1). E Gesù è “il profeta pari a Mosè”: “Mosè disse: Il Signore vostro Dio farà sorgere per voi, dai vostri fratelli, un profeta come me; voi lo ascolterete in tutto quello che egli vi dirà” (At 3,22; Dt 18,15). E la gente diceva di Gesù: “Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!” (Gv 6,14). Ascoltiamo Gesù e con lui diverremo profeti di Dio: “Sta scritto nei profeti: E tutti saranno istruiti da Dio. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me” (Gv 6,45). Ricordiamoci però di “non prestare fede ad ogni spirito, ma mettiamo alla prova gli spiriti, per saggiare se provengono veramente da Dio, perché molti falsi profeti sono venuti nel mondo. In questo potete riconoscere lo Spirito di Dio: ogni spirito che riconosce Gesù Cristo venuto nella carne, è da Dio; ogni spirito che non riconosce Gesù, non è da Dio. Questo è lo spirito dell’anticristo che, come avete udito, viene, anzi è già nel mondo” (1Gv 4,1-3). Vero profeta: è colui che segue Gesù e segue il suo comandamento: “Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato” (Gv 15,12); è chi legge la parola di Dio e la mette in pratica: “Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli” (Mt 7,21). E chi si lascia guidare dallo Spirito di Dio e con la sua vita insegna ad amare Dio e il prossimo.
Lettura esistenziale
Oggi Gesù ci invita a guardarci dentro, perché tutto ciò che si esprime all’esterno , dipende dall’interno ed è un lavoro quotidiano, che Gesù ci invita a continuare offrendoci criteri per imparare il discernimento. Lo fa partendo dall’esterno, ci chiede di riconoscere i frutti delle nostre azioni, per distinguere se sono frutti di amore o di egoismo. Il frutto è simbolo della vita e lì dove fiorisce si realizza il bene, lì riconosciamo che stiamo crescendo nella verità, che dal di dentro spontaneamente manteniamo la promessa di bene che ci appartiene, come figli di Dio. Quando i frutti creano divisioni, distruzione, tristezza è necessario imparare ad osservare il male in noi , perché non deve scoraggiarci, è quella parte che dobbiamo interrogare, riconoscere, con la quale dialogare per poi superarla , lasciarla andare, per liberare il cuore da quei sentimenti ostili ed aggressivi, che avvelenano noi e le nostre relazioni. E’ un lavoro spirituale necessario a scegliere il bene, a bruciare con l’amore il male che si insinua, purificare il nostro cuore, affinché ogni energia sia rivolta alla realizzazione del bene. A volte ci inganniamo da soli, inconsapevolmente, ci affidiamo alle apparenze che soddisfano un piacere immediato, tutto sembra bello, ma poi scopriamo che non è così, ciò che sembra buono non lo è , allora proviamo insoddisfazione, inquietudine , tristezza che ci richiamano alla nostra dignità di figli di Dio, destinati a portare frutto. E’ necessario interrogarci e scoprire in che direzione stiamo procedendo, cosa generiamo, senza cadere nell’inganno, perché un albero, anche se bello, ma che non mantiene la promessa del frutto, fallisce nel suo scopo, esprime un’apparenza vuota di senso. Il vero problema , dice Gesù , è agire come i falsi profeti, dire cose vere e non realizzarle, essere vestiti da pecora, ed avere nel cuore l’indole di un lupo rapace. Può accadere di non riuscire a realizzare ciò che affermiamo, ma fare dell’ambivalenza il nostro modo di essere, vivere separati tra dentro e fuori, mascherati da brave persone è una grave ipocrisia, specie se la maschera è religiosa. Abitati da questa ambivalenza il frutto non può essere buono: “Si raccoglie forse uva dalle spine o fichi dai rovi? “
La via dell’amore del Padre e dei fratelli è la giusta via, quella che ci fa compiere autenticamente gesti d’amore, che producono frutto, vita, comunione con Dio, che ci fanno compiere il bene e gioire del bene. Così prima di compiere ogni azione chiediamoci cosa ci sta guidando, certi che rimanendo in comunione con Dio , la nostra umanità è il luogo per produrre buoni frutti.