Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura
Mercoledì delle ceneri
Letture: Gl 2,12-18; Sal 50; 2Cor 5,20-6,2; Mt 6,1-6.16-18
Riflessione biblica
“State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro” (Mt 6,1-6.16.18). Incomincia la Quaresima, tempo propizio che il Signore ci offre per rinnovarci interiormente ed entrare con nuovo slancio in comunione con Gesù, che ci invita ad essere partecipi al suo mistero di morte e risurrezione. Guidati dallo Spirito di Gesù, disponiamo il nostro cuore a seguire con umiltà la via della croce e lasciarlo agire per camminare nella verità e nell’amore: “Agendo secondo verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa tendendo a lui, che è il capo, Cristo” (Ef 4,15). Tale crescita, nel periodo quaresimale, ha tre coordinate, che ci faranno progredire nel cammino spirituale insieme a Gesù: l’elemosina, la preghiera e il digiuno. Sta scritto: “È meglio la preghiera con il digiuno e l’elemosina con la giustizia, che la ricchezza con l’ingiustizia” (Tob 12,7-8). L’elemosina: ha un aspetto materiale, che tutti possiamo praticare: “Non distogliere lo sguardo dal povero e Dio non distoglierà da te il suo. In proporzione a quanto possiedi fa’ elemosina, secondo le tue disponibilità; se hai poco, non esitare a fare elemosina secondo quel poco” (Tob 4,7-8); ma ha anche un aspetto più profondo: usare misericordia verso il fratello se sbaglia: “Rivestitevi di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, sopportandovi a vicenda e perdonandovi gli uni gli altri” (Col 3,12). La misericordia è la tenerezza di Dio, che ci spinge a praticare delle opere di misericordia, ricordandoci che ciò che “abbiamo fatto a uno solo dei nostri fratelli più piccoli, l’abbiamo fatto a Gesù” (Mt 25,40). La preghiera: per avere “piena conoscenza della volontà di Dio con ogni sapienza e intelligenza spirituale, per comportarci in maniera degna del Signore e piacergli in tutto, portando frutto in ogni opera buona e crescendo nella conoscenza di Dio” (Col 1,9-10). Il digiuno: non è questione di privarci del cibo, ma di ristabilire in noi il giusto equilibrio interiore e avere il dominio delle nostre passioni, facendo “regnare Dio nella nostra vita” e per far del bene al prossimo: “Ecco il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo, dividere il pane con l’affamato, introdurre in casa i miseri, senza tetto, vestire chi è nudo” (Is 58,6-7).
Lettura esistenziale
“Quando tu digiuni, profumati la testa e lavati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che vede nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà” (Mt 6, 17-18. Il Vangelo odierno, con cui iniziamo l’itinerario quaresimale, insiste sull’esigenza di praticare la giustizia: elemosina, preghiera, digiuno, non davanti agli uomini, ma solo agli occhi di Dio, che “vede nel segreto” (cfr Mt 6,1-6.16-18). La vera ricompensa non è l’ammirazione degli altri, ma l’amicizia con Dio e la grazia che ne deriva, una grazia che dona pace e forza di compiere il bene, di amare anche chi non lo merita, di perdonare chi ci ha offeso.
Il segno penitenziale delle Ceneri, che vengono imposte sul capo di quanti iniziano con buona volontà il cammino quaresimale è essenzialmente un gesto di umiltà, che significa: mi riconosco per quello che sono, una creatura fragile, fatta di terra e destinata alla terra, ma anche fatta ad immagine di Dio e destinata a Lui. Polvere, sì, ma amata, plasmata dal suo amore, animata dal suo soffio vitale, capace di riconoscere la sua voce e di rispondergli; libera e, per questo, capace anche di disobbedirgli, cedendo alla tentazione dell’orgoglio e dell’autosufficienza.
Per seguire Cristo è necessario attraversare il deserto, la prova della fede. Non da soli, però, ma con Gesù! Lui, come sempre, ci ha preceduto e ha già vinto il combattimento contro lo spirito del male. Ecco il senso della Quaresima, tempo liturgico che ogni anno ci invita a rinnovare la scelta di seguire Cristo sulla via dell’umiltà per partecipare alla sua vittoria sul peccato e sulla morte. Questa scelta si declina nelle piccole scelte quotidiane che siamo chiamati a compiere, di fronte ad esse dovremmo chiederci: “Cosa avrebbe fatto Gesù al posto mio?”.