“All’inizio dell’essere cristiano – scriveva Benedetto XVI – non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento”. Il vangelo che la liturgia ci offre nella festa dell’Esaltazione della santa Croce, suggerisce che Dio intende costruire con ciascuno una relazione d’amore; si offre nel suo Figlio Gesù, innalzato in Croce.
L’innalzare lo sguardo a Dio suggerisce una verità importante: siamo invitati a tornare a relazionarsi con Lui. Basta ripiegarsi su sé stessi, alimentando inutili sensi di colpa e dimenticando che “Se il cuore ci condanna, Dio è più grande del nostro cuore” (1Gv 3,19). Alzare lo sguardo verso le stelle (cfr Abramo e la promessa di una grande discendenza), sapendo gettare in Dio ogni preoccupazione.
Un innalzare lo sguardo che non deve suscitare paura ma gratitudine, perché quell’innalzamento è la misura d’amore con la quale Dio ama i suoi figli, nel Figlio. È la Misericordia di Dio, dunque, che – come con Nicodemo – illumina le notti della vita e permette di proseguire il cammino.
Davanti alla Croce di Gesù non si può restare neutrali: o con Lui o contro di Lui. Una scelta che va compiuta prima di ogni azione, poiché l’agire del cristiano non è altro che la testimonianza di quanto “Dio ci ha amati, fino a dare suo Figlio Gesù”.