Era il 13 maggio 1992, festa della Madonna di Fatima, quando san Giovanni Paolo II in una lettera al cardinale Fiorenzo Angelini comunicava l’istituzione della Giornata mondiale del malato. Veniva fissata in un’altra memoria mariana, quella della Vergine di Lourdes, l’11 febbraio, il giorno in cui sempre Wojtyla aveva pubblicato, otto anni prima, la lettera apostolica Salvifici doloris sul significato cristiano della sofferenza. Nelle intenzioni del Papa polacco questa Giornata doveva essere «un momento forte di preghiera, di condivisione, di offerta della sofferenza per il bene della Chiesa e di richiamo per tutti a riconoscere nel volto del fratello infermo il Santo Volto di Cristo».
I patimenti di Bernadette
«I grandi ammalati che vanno a Lourdes continuano la vita di Bernadette, che è stata anche lei una grande ammalata» disse in una conferenza a Roma nel 2008 padre René Laurentin, massimo studioso di Lourdes morto lo scorso settembre a 99 anni. «A Lourdes, per la prima volta, si sono visti ammalati in pellegrinaggio, su treni che non erano predisposti per questi viaggi. A Lourdes, gli ammalati trovano la libertà interiore. Tutti vanno a Lourdes a chiedere la guarigione, ma quando sono lì in attesa del passaggio in mezzo a loro del Santissimo Sacramento non pregano per se stessi ma per gli altri, per tutti» aggiungeva il mariologo francese.
La sorgente miracolosa e la prima guarita
Il 25 febbraio 1858, nella nona apparizione di Lourdes, Bernadette seguendo le indicazioni della Vergine scavò con le mani nel terreno melmoso e trovò una sorgente d’acqua, che diede origine subito dopo, il 1° marzo 1858, alla prima guarigione miracolosa: quella di Catharine Latapie.
«Era una rude e povera paesana, per niente devota» spiegò sempre padre Laurentin in un’intervista ad Andrea Tornielli, «due anni prima, cadendo da una quercia, si era slogata il braccio: due dita erano rimaste piegate e paralizzate, l’arto non si era più ristabilito e la donna non poteva più filare né lavorare a maglia. Catherine aveva sentito parlare di quella fonte che a Lourdes confortava i malati. Arriva rimorchiando due dei suoi figli, mentre un terzo è già pesante e vivace nel suo grembo. Alla grotta prega e poi si avvicina alla fonte. Immerge la mano e le dita paralizzate e contorte si sciolgono e riacquistano la loro mobilità: riesce per la prima volta a congiungere le mani in preghiera. Ma ecco che la donna avverte un forte dolore al ventre. Sono le doglie del parto. Lei prega: “Santa Vergine, fatemi prima tornare a casa”. I dolori cessano e Catherine può far ritorno a Loubajac, dove partorisce tranquillamente. La sua guarigione sarà una delle sette riconosciute come miracolose dall’inchiesta del vescovo. È in assoluto la prima delle guarigioni di Lourdes».