Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura
Annunciazione del Signore
Riflessione biblica
“A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto” (Lc 1,26-38). Non si turba Maria per paura o per pudore verginale, ma per un senso di inadeguatezza dinanzi al mistero, a cui è chiamata a partecipare: il mistero dell’incarnazione del Figlio dell’Altissimo, il Santo, concepito per opera dello Spirito Santo (Lc 1,31-32.35). L’Angelo la rassicura: “Il Signore è con te, hai trovato grazia presso Dio” (Lc 1,28. 30). Essa crede nel saluto gioioso dell’Angelo e desidera parteci-pare della gioia messianica dell’avvento del Figlio di Dio per la nostra salvezza: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola” (Lc 1,38). Ma Maria è un essere umano: ha bisogno di riflettere, di “discernere” sul progetto di Dio e come poter dare un’adeguata risposta di fede al grande mistero dell’incarnazione del Figlio di Dio, che “sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine” (Lc 1,32-33). “Come avverrà questo?”. Riflette, Maria. E, in ciò, ella è modello per noi: solo nell’intelligenza della fede diveniamo capaci di dire il nostro “sì incondizionato” a Dio e al suo piano di salvezza. Anzi, ci suggerisce tre atteggiamenti sapienziali per rispondere al progetto che Dio ha su ciascuno di noi: ascolto, umiltà, contemplazione Ci vuole ascolto profondo: “Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta” (1Sam 3,9); e lo Spirito Santo parlerà al nostro cuore, ci renderà disponibili a compiere l’opera di Dio. Disposizione umile: l’umiltà ci apre alla sapienza del cuore e cantiamo con Maria: “Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente”; è lui che opera in noi la santità. Contemplazione attiva: “Giusto è il Signore, ama le cose giuste; gli uomini retti contempleranno il suo volto” (Sal 11,7); anzi, l’amore ci immedesima alla grande misericordia di Dio e in Gesù diverremo come Maria donatori di grazia e, guidati dallo Spirito Santo, produrremo “il frutto dell’amore”, che è gioia piena, pace interiore, pazienza attiva, mitezza nel parlare e nell’agire, equilibrio interiore per essere veri figli di Dio, che opera grandi cose in noi e per mezzo nostro (Gal 5,22).
Lettura esistenziale
“Allora Maria disse: ‹‹Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola››” (Lc 1,38). Maria è il modello dell’accoglienza della divina chiamata che si posa su un cuore in ascolto e attento ai segni di Dio (premessa questa indispensabile per poter percepire la voce divina) ed è modello dell’adesione incondizionata al progetto di Dio. Il sì pronunciato da Maria quando l’Angelo Gabriele Le annuncia che sarebbe diventata la Madre del Figlio di Dio, del Messia atteso, è un sì che si rinnova ogni giorno e si perpetua fino alla sofferenza più atroce per il suo cuore di Madre: veder morire in croce come un malfattore Colui che è il Signore di tutti e il Figlio diletto del Padre e suo. L’eccomi pronunciato da Maria nei misteri gaudiosi della vita del suo Figlio, è pienamente rinnovato anche nei misteri dolorosi che non si fanno attendere, si pensi alla fuga in Egitto poco tempo dopo la nascita di Gesù, agli anni vissuti da Gesù a Nazareth nella povertà, nel lavoro, nel nascondimento, alla vita pubblica di Gesù dove è fatto ben presto oggetto di persecuzioni, fino a quella suprema che culminerà nel tradimento, nell’accusa ingiusta e nella crocifissione. Maria ha imparato a custodire e meditare nel cuore tutti gli eventi che riguardano Gesù, confrontandoli con le parole dei Profeti e dell’Antico Testamento in genere. Da questa meditazione assidua trae forza e luce sul Mistero grande di quel Figlio che Le è stato donato dal Cielo per la salvezza di tutti. Nella vita di ogni cristiano sono presenti i misteri gaudiosi, luminosi e dolorosi, nonché i misteri gloriosi per chi avrà perseverato fedelmente nel bene sino alla fine. La fedeltà alla chiamata di Dio ad accogliere il Suo Vangelo e a seguirLo, non deve essere una fedeltà stanca e trascinata, ma una fedeltà gioiosa che si rinnova ogni giorno e diventa più matura e responsabile col passare degli anni, attingendo forza e vigore nei Sacramenti.