• 19 Settembre 2024 2:52

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Dl Carceri. Le incompiute sul sistema carcerario italiano.

di Francesco Polizzotti

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha promulgato il decreto Carceri approvato ieri in via definitiva dalla Camera. Era passato alla Camera con 153 voti favorevoli e 89 contrari. In Aula scontro sulle detenute madri.

Per il governo l’emergenza carceri “resta una priorità” ma il testo sembra non recepire affatto queste intenzioni.

Nei giorni scorsi l’Unicef aveva sottolineato la necessità di finanziare – ad esempio – le case famiglia protette evitando che i bambini vivano in carcere con le madri. “Il nostro appello è rimasto inascoltato” dichiarano dall’organizzazione anche se poi in aula, grazie all’odg Lacarra si è voluto impegnare il governo ad incrementare le risorse per il fondo.

L’odg Lacarra. Davanti all’odg a favore delle detenute madri, presentato dal dem Marco Lacarra, anche l’esponente leghista Simonetta Mattone, il cui trascorso come magistrato poteva aiutare il governo nella redazione di un testo più adeguato alle criticità emerse, aveva espresso il suo apprezzamento personale chiedendo di apporre anche la propria firma. Richiesta rifiutata dal deputato Lacarra. Nell’odg, si chiedeva al Governo di «incrementare di almeno 10 milioni di euro annui» «il fondo per le case famiglia protette al fine di contribuire alla tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori nonché al fine di incrementare l’accoglienza di genitori detenuti con bambini al seguito in case-famiglia».  Dopo la riformulazione del governo accettata da Lacarra, quest’ultimo ha però dichiarato di «non voler accettare la sottoscrizione della collega, pur stimandola personalmente, perché è in palese contraddizione con quanto da lei dichiarato nel corso della Commissione che esaminava gli emendamenti del ddl sicurezza». Simonetta Matone ha così voluto replicare: «La Lega non ha mai voluto mandare i bambini in carcere, bensì proteggere le donne costrette dall’organizzazione che vige all’interno dei campi nomadi, proteggere queste donne sfinite dalle gravidanze e massacrate di botte se non tornano con il bottino a casa». Pure Maria Elena Boschi, deputata di Italia Viva, ha difeso la scelta del collega Lacarra: «Con quale coraggio state cambiando, con il decreto-legge sicurezza, una norma del 1930, che era più garantista di quello che andate a fare voi oggi? Una norma che prevede il rinvio del carcere per le donne incinta e quelle con bambini sotto un anno. Voi, invece, con il ddl Sicurezza le mandate in carcere, e con orgoglio, come ha rivendicato l’onorevole Matone, come se il carcere fosse un centro termale, una Spa, in cui si sta meglio che nei campi rom».

Posizione che ha ha trasformato l’iniziale parere positivo del governo sull’odg in negativo, su proposta del capogruppo di Fd’I Tommaso Foti. Mentre era in corso la discussione, una nota congiunta di Roberto Giachetti (Iv) e di Nessuno Tocchi Caino ha annunciato che si recheranno, assistiti dall’avvocato Maria Brucale, alla stazione dei carabinieri di Piazza San Lorenzo in Lucina a Roma per presentare un esposto denuncia rivolto alla procura della repubblica di Roma «perché, a fronte della gravità della situazione nelle carceri – descritta con dovizia di particolari nelle 11 pagine del testo – e a fronte dei probabili ulteriori pericoli che incombono sulla comunità penitenziaria, verifichi la sussistenza di eventuali responsabilità penali a carico del ministro della Giustizia onorevole Carlo Nordio e dei sottosegretari onorevole Andrea Del Mastro Delle Vedove e senatore Andrea Ostellari i quali, avendo specifici obblighi di custodia dei ristretti, non vi adempiono cagionando loro un danno evidente alla salute, fisica o psichica, e alla loro stessa vita».

Anche la segretaria del Pd Elly Schlein è intervenuta per criticare il decreto: «Le carenze delle strutture colpiscono tutti: detenuti e chi ci lavora». I suicidi, il cui numero aumenta in maniera preoccupante, «sono per lo più 20enni» che «spesso manomettono le serrature delle celle per ritardare i soccorsi». La segretaria dem ha puntato il dito contro il centrodestra che «accecato da foga punitiva» e «abusando del diritto penale» dimentica «che quando si riempiono le carceri è un fallimento di tutti». Ha aggiunto, «anche l’appartenenza alla comunità rom e sinti è diventato un reato da espiare».

Così la vicepresidente del M5S Chiara Appendino: «Lo possiamo dire chiaramente: viviamo in uno Stato incivile se in tutta Italia le carceri cadono letteralmente a pezzi; se nella stessa piccola, sporca e caldissima cella scontano la loro pena 15 persone costrette a cucinare attaccate allo sciacquone del bagno; se 65 detenuti, l’ultimo ieri, e 7 agenti di polizia penitenziaria si sono suicidati da inizio anno». Approvato l’odg presentato dal deputato di Azione Enrico Costa che impegna il governo a rivedere le norme sulla custodia cautelare. L’odg è stato sottoscritto anche da FI, Nm e Iv.

Il rischio, anzi la denuncia delle opposizioni è che continueranno ad esserci bambini in carcere. Inoltre il testo approvato sembra non contenere nulla sull’altro grande problema, il sovraffollamento, nonostante nelle ore precedenti all’approvazione del testo, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio e il Garante nazionale dei detenuti, Maurizio D’Ettore, avessero ricevuto una delegazione dei Garanti territoriali dei diritti delle persone private della libertà personale, con la quale avevano fatto il punto sul sistema carcerario.

Resta l’amarezza, lo dichiarano gli osservatori e la rete delle associazioni a tutela delle donne e dei minori in carcere –  per come il dibattito in Aula  abbia affrontato il tema delle donne madri detenute. Nell’ordinamento penitenziario italiano, i riferimenti alla condizione delle donne detenute sono piuttosto limitati. La legge si limita a prevedere che le donne siano separate dagli uomini e cita le donne in relazione alla necessità di assicurare ispezioni e traduzioni con personale dello stesso sesso, nonché per la loro condizione di madri, presenti o future. Si tratta quindi di una quasi totale equiparazione tra uomini e donne nella vita carceraria.

A differenza dell’ordinamento italiano, le Regole Penitenziarie Europee dedicano maggiore attenzione alla condizione delle donne detenute, considerando non solo i loro bisogni fisici, ma anche quelli professionali, sociali e psicologici. Inoltre, prevedono che debba esserci personale penitenziario formato e specializzato a lavorare con le donne.

Secondo i dati forniti dal Ministero della Giustizia, al 31 dicembre 2023 le donne detenute in Italia erano 2.477, pari al 4,4% della popolazione carceraria totale. Secondo un rapporto di Antigone sulle condizioni di detenzione, ad aprile 2024, tra ICAM e sezioni nido di carceri ordinarie, 19 donne erano in carcere con i loro 22 bambini. Erano 20 con 20 bambini al 31 dicembre 2023, quando le detenute incinte erano 12.

Un’altra occasione (volutamente) mancata.