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Discepoli senza paure

Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura

Beato Duns Scoto

Letture: Rm 13,8-10; Sal 111; Lc 14,25-33

Riflessione biblica

“Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine?” (Lc 14,25-33). Un invito a riflettere: chiunque si pone alla sequela di Gesù deve valutare se stesso e le proprie scelte; è meglio non intraprendere la sequela di Gesù che affrontarla in maniera inadeguata e con idee confuse. Seguire Gesù, a cui ci si è legati con la conversione e la fede, è cosa seria: richiede attenta riflessione su se stessi, per non lasciarsi prendere da facile entusiasmo, e profondo realismo di vita, che ci conduce ad una progressiva liberazione da ogni legame che ci allontana dal Regno di Dio e dalla comunione intima con il Signore. Tale progressiva liberazione ha tre punti fermi. “Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo” (Lc 14,26). Amare Cristo al di sopra di ogni altro amore: “Lui deve crescere; io diminuire” (Gv 3,30). Per questo, bisogna posporre ogni altro amore all’amore di Gesù: “L’amore del Cristo ci possiede; perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risorto per loro” (2Cor 5,14-15). “Nessun servo può servire a due padroni; o disprezzerà l’uno e amerà l’altro, o si affezionerà a questo e trascurerà quello. Non potete servire a Dio e a mammona” (Lc 16,13). L’avidità del denaro è la radice di tutti i mali; presi da questo desiderio, alcuni hanno deviato dalla fede e si sono procurati molti tormenti” (1Tm 6,9-10). “Là, dov’è il nostro tesoro, là sarà anche il nostro cuore” (Lc 12,34). “Chi non porta la sua croce e mi segue, non può essere mio discepolo” (Lc 14,27): la croce è la via maestra di Gesù, la legge suprema dell’amore e della salvezza: “Quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo” (Gal 6,14). Tutto ciò è possibile solo se il cristiano è un innamorato, che per amore di Gesù sa “perdere la propria vita” (Lc 9,24).

Lettura esistenziale

“Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e persino la sua propria vita, non può essere mio discepolo. E chi non porta la sua croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo” (Lc 14, 26s). Gesù stesso dichiara con franchezza tre condizioni necessarie per essere suoi discepoli: amare Lui più di ogni altra persona e più della stessa vita; portare la propria croce e andare dietro a Lui; rinunciare a tutti i propri averi. Gesù vede una grande folla che lo segue insieme ai suoi discepoli, e con tutti vuole essere chiaro: seguire Lui è impegnativo, non può dipendere da entusiasmi e opportunismi; dev’essere una decisione ponderata, presa dopo essersi domandati in coscienza: chi è Gesù per me? È veramente “il Signore”, occupa il primo posto, come il Sole intorno al quale ruotano tutti i pianeti? In Lui trovano risposta le domande dell’uomo di ogni tempo che cerca la verità su Dio e su se stesso. Dio è al di là della nostra portata, e i suoi disegni sono imperscrutabili. Ma Egli stesso ha voluto rivelarsi, nella creazione e soprattutto nella storia della salvezza, finché in Cristo ha pienamente manifestato se stesso e la sua volontà. Pur rimanendo sempre vero che “Dio, nessuno lo ha mai visto” (Gv 1, 18), ora noi conosciamo il suo “nome”, il suo “volto”, e anche il suo volere, perché ce li ha rivelati Gesù, che è la Sapienza di Dio fattasi uomo.

 

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