Fratelli e sorelle amati dal Signore,
in spirito di comunione con tutta la Chiesa chiamata a vivere un tempo caratterizzato dalla sinodalità cioè dal camminare insieme, anche la nostra Chiesa che è pellegrina in Monreale vuole vivere questo Natale, segnato ancora da questa pandemia, facendo viva memoria del mistero dell’Incarnazione, come un cammino fatto insieme.
“Fare Sinodo – ha detto papa Francesco – è porsi sulla stessa via del Verbo fatto uomo. È seguire le sue tracce, ascoltando la sua Parola insieme alle parole degli altri. È scoprire con stupore che lo Spirito Santo soffia in modo sempre sorprendente, per suggerire percorsi e linguaggi nuovi. (Omelia per l’inizio del cammino sinodale del 10 ottobre 2021).
Il mistero del Natale del Figlio di Dio, diventato “Figlio dell’uomo”, è il fondamento di una Chiesa sinodale, popolo di figli nel Figlio e, di conseguenza, popolo di fratelli e sorelle, che camminano insieme sulla stessa strada verso la stessa meta.
Il Natale non è una festa statica di tranquillità, che possiamo vivere isolati davanti al camino di casa o davanti ad uno schermo che ci fa sperimentare relazioni virtuali, ma una festa che ci mette tutti in movimento e in discussione.
La nascita di Gesù avviene nella modalità più movimentata. Maria e Giuseppe si sono messi in cammino dalla loro casa di Nazareth verso Betlemme, dove si sono dovuti rifugiare in una stalla” perché per loro non c’era posto nell’alloggio” (Lc.2,7).
Con l’angelo che si presenta ai pastori c’è tutta una moltitudine delle schiere celesti che scendono dal cielo sulla terra per lodare Dio e annunciare a tutti che la gloria di Dio nei cieli si coniuga con la pace in terra per gli uomini amati dal Signore.
I pastori, i primi a ricevere l’annuncio della nascita del Salvatore e a recarsi senza indugio verso Betlemme, provano una grande gioia quando trovano il Bambino adagiato in una mangiatoia.
I Magi si mettono insieme in cammino da Oriente a Gerusalemme per cercare il Re dei Giudei che è nato. Si convertono dai loro studi, lasciano le loro terre e partono dietro a una stella e dopo varie traversie provano una grandissima gioia nel trovare in una casa semplice dell’umile cittadina di Betlemme il Re Bambino a cui offrono i loro preziosi doni.
Alla grotta di Betlemme non si va da soli, ma insieme come i pastori, come i magi, come la moltitudine degli angeli. Noi cristiani non siamo camminatori solitari, ma membri del popolo di Dio, compagni di viaggio che camminano insieme agli altri nella gioia dell’incontro fraterno e nella condivisione della propria esperienza di fede.
Anche noi siamo chiamati in questo Natale ad abbandonare le nostre abitudini stanche e le nostre false sicurezze, ad uscire all’aperto, a metterci in cammino tra di noi e con tutti oltre i confini delle nostre chiese e delle nostre case per raggiungere le donne e gli uomini, che, anche se provati, affaticati, smarriti per la pandemia e per i drammi dell’esistenza, coltivano nel proprio cuore la passione per la ricerca della verità, la sete delle giustizia, il desiderio di una felicità non effimera.
Accogliamo l’esortazione di papa Francesco: “Lo Spirito ci chiede di metterci in ascolto delle domande, degli affanni, delle speranze di ogni Chiesa, di ogni popolo e nazione. E anche in ascolto del mondo, delle sfide e dei cambiamenti che ci mette davanti. Non insonorizziamo il cuore, non blindiamoci dentro le nostre certezze” (Omelia per l’inizio del cammino sinodale del 10 ottobre 2021).
La sinodalità non può essere una parola alla moda, ma uno stile di vita da affrontare non come un evento eccezionale e occasionale, ma ordinario e permanente.
Noi cristiani, definiti fin dall’inizio “quelli della via” (cfr. At 9, 2), siamo chiamati ad incarnare il metodo di Dio, che cammina nella storia e condivide le vicende tristi e liete dell’umanità, seguendo Gesù Cristo, Via, Verità e Vita.
Il Natale in stile sinodale sia per tutti noi un tempo di contemplazione nel silenzio adorante del mistero dell’Incarnazione, di incontro con Dio e con i fratelli e sorelle, di ascolto della Parola di Dio e delle parole degli uomini, di discernimento dei segni dei tempi, con l’attenzione concreta agli altri, ai più piccoli, agli ultimi, a coloro che non riescono a camminare come noi e con noi.
Chiediamo al Signore di vivere la nostra esistenza terrena come un nuovo esodo per camminare insieme verso la patria della celeste Gerusalemme.