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Diocesi di Agrigento: Mons. Damiano ordinerà presbitero Francesco Traina

Il diacono Francesco Traina sarà ordinato presbitero il 24 gennaio 2025. Con questo lieto annuncio per la Chiesa agrigentina, mons. Alessandro Damiano, ha concluso, venerdì 27 settembre (memoria liturgica di San Vincenzo de’ Paoli), nella Basilica dell’Immacolata di Agrigento, la festa del Volontariato Vincenziano (GVV) dell’Arcidiocesi di Agrigento. Durante la S. Messa conferito anche l’ammissione agli ordini sacri al seminarista Giuseppe Savarino (27 anni) della comunità di Ravanusa. Ha inoltre reso noto che don Marco Farruggia sarà il direttore del Centro per la Missione e dell’ufficio Missionario e don Aldo Sciabbarrasi continuerà il suo servizio come Responsabile del Servizio Migrantes.

All’inizio del suo intervento omiletico mons. Damiano ha rivolto il suo messaggio augurale ai diaconi permanenti che ricordavano l’anniversario della loro ordinazione diaconale: Accursio Bentivegna, Alfredo Zarbo, Antonio Sciacca, Filippo Castelluzzo, Lillo Giardina, Michele Vario, Paolo Palumbo, Tonino Nobile. Rivolgendosi ai Volontari Vincenziani ha loro ricordato quanto aveva detto, il 9 maggio u.s., a Canicattì, in occasione del centenario dei Gruppi di Volontariato Vincenziano: «Quanto bene fatto in 36.525 giorni! Sì, perché il bene si fa ogni giorno, prima di essere azione è stile di vita. Forma di vita». Oggi – ha proseguito – «ci ritroviamo a fare memoria di Vincenzo de’ Paoli, ancora una volta provocati, motivati, inviati alla “compassione”.»

Commentando il brano del Vangelo ha evidenziato come esso è anticipato da un sommario dell’attività quotidiana di Gesù: «…percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e curando ogni malattia e ogni infermità» (9,35). «Annunciare il Regno e curare le persone malate – ha proseguito – queste le due azioni che contraddistinguono l’attività quotidiana di Gesù nel suo ministero itinerante. Parole e gesti che rivelano la sua persona e che trovano la loro origine nella compassione. È infatti il suo sguardo di compassione che Matteo pone in primo piano: «Vedendo le folle, ne sentì compassione» (9,36). E così facendo – ha detto ai presenti – pone ogni lettore/ascoltatore, anche noi ora, oggi, davanti a quello sguardo…

Gesù sente compassionecioè resta profondamente toccato, commosso, ma la compassione per lui – ha detto mons. Damiano – non resta mai a livello puramente emotivo, diviene azione, soccorso, aiuto. Così, provare compassione è anche entrare nei panni degli altri e intervenire per loro. E qui, consentitemi – ha detto –  ripeto spesso questo pensiero quando si tratta della grande famiglia del volontariato vincenziano, punto d’onore è la consegna della “visita a domicilio”»; citando Federico Oznam ha detto: «Quelli che conoscono la strada della casa del povero, quelli che hanno spazzato la polvere della sua scala, non bussano mai alla sua porta senza un sentimento di rispetto. Sanno bene che l’indigente, ricevendo da loro il pane, come si riceve da Dio la luce, li onora… sanno che nulla pagherà mai due lacrime di gioia negli occhi di una povera madre, nè la stretta di mano di un galantuomo che viene messo in condizione di poter attendere la ripresa del lavoro». Certo visita – ha notato – forse oggi più difficile di ieri per i ritmi frenetici, diffidenza, molteplici impegni … «rimango convinto – ha continuato – che nella grammatica della carità “andare a trovare” è di gran lunga migliore di “aspettare che ci vengano a trovare”.»

Ha poi citato il discorso introduttivo del presidente della CEI,   card.  Matteo Zuppi,  all’ultima sessione del Consiglio Episcopale Permanente: «Nel guardare la società italiana e il mondo – ha detto –  il primo segno che ci appare è quello dei poveri…  l’insegnamento di Benedetto XVI, la scelta dei poveri «è implicita nella fede cristologica in quel Dio che si è fatto povero per noi, per arricchirci con la sua povertà (cfr 2 Cor 8, 9)». «Questo – continua mons. Zuppi – riguarda tutti i cristiani personalmente: ripartire dai poveri vuol dire anche ripartire dal contatto personale con il povero, cui siamo tutti chiamati. «Nessuno dovrebbe dire che si mantiene lontano dai poveri perchè le sue scelte di vita comportano di prestare più attenzione ad altre incombenze» (Evangelii Gaudium, n. 201). Il Vangelo, l’insegnamento di Papa Francesco, ci stimolano a mettere il povero al centro della nostra vita, della pastorale, della predicazione, sottolineando il valore umano dell’incontro con lui, ma anche il significato cristologico dell’amore per i più piccoli tra i fratelli di Gesù.

«Nei percorsi educativi delle nostre comunità e istituzioni il tratto distintivo deve essere la familiarità e il servizio ai poveri. Senza fare catechesi a nessuno, sono loro infatti a introdurre alle profondità della fede e dell’incontro con Gesù. Le nostre opere, iniziative, istituzioni, le nostre imprese in favore degli emarginati sono importanti. Ma tutte dovrebbero verificarsi nel confronto evangelico con la realtà del povero, dando valore al contatto personale con la sua persona. I poveri sono i fratelli più piccoli di Gesù, ma anche i nostri fratelli, i fratelli dei cristiani, segno eloquente della presenza del Signore».

“I POVERI COME NOSTRI PADRONI”

Rivolgendosi ai Volontari dei Gruppi di Volontariato Vincenziano ha detto: «con la spiritualità di San Vincenzo che riconosce “i poveri come nostri padroni” e con la vostra presenza attiva potete aiutarci a mantenere vive le parole di Gesu?: «i poveri li avrete sempre con voi». Sì, i poveri di ogni condizione e ogni latitudine ci evangelizzano, perché  permettono di riscoprire in modo sempre nuovo i tratti più? genuini del volto del Padre. «Siamo chiamati a scoprire Cristo in loro, a prestare ad essi la nostra voce nelle loro cause, ma anche ad essere loro amici, ad ascoltarli, a comprenderli e ad accogliere la misteriosa sapienza che Dio vuole comunicarci attraverso di loro.» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 198-199). Il vescovo Alessandro, ha colto,  poi, un’altra provocazione dal Vangelo: «Gesù chiede ai discepoli di pregare perché Dio mandi operai nella messe. Di fronte al compito immane (“la messe e? molta”), Gesù non si scoraggia ne? si lamenta, ma chiede preghiera, e lui stesso affida ai Dodici il compito di narrare la vicinanza del Regno con la loro presenza, parola e azione. La missione che è prosecuzione dell’azione di Gesù nella storia – ha affermato -, nasce dalla compassione e dalla preghiera. E se i discepoli sono inviati a annunciare il Regno e a curare i malati (Mt 10,7-8), cioe? a proseguire l’attività di Gesù, essi dovranno anche pregare Dio, “il Signore della messe”, perché mandi operai nella sua messe.

Facendo riferimento al rito dell’Ammissione agli Ordini Sacri dell’accolito Giuseppe Savarino ha ricordato come «Giuseppe esprimerà pubblicamente la sua volontà di offrirsi a Dio ed alla Chiesa per esercitare l’ordine sacro; la Chiesa, da parte sua, ricevendo questa offerta, lo sceglie e lo chiama perché si prepari a ricevere l’ordine sacro.

 Quest’ultima indicazione – ha proseguito – significa riconoscere che la vocazione cristiana viene dal Padre, da Dio, attraverso il Figlio, nella potenza dello Spirito Santo e si caratterizza come annuncio e testimonianza del Regno e delle sue esigenze e cura compassionevole per gli umani. Fratelli tutti! La vocazione non nasce dal discernimento di un bisogno nella chiesa o nella società a cui ci si dispone a rispondere, ma dal volere di Dio a cui ci si apre grazie alla preghiera. Una comunità cristiana che abbia compreso la necessità della preghiera e la viva, è una comunità in cui le esigenze radicali della vocazione cristiana e la volontà di Dio echeggiano con vigore e possono trovare uomini e donne disposti ad accoglierle».

A voi,  sorelle e fratelli del GVV – ha concluso – chiedo di essere riflesso della compassione di Gesù sull’esempio del vostro fondatore. A te, Giuseppe, chiedo di vivere questo tempo, perseverante nella preghiera e sollecito verso le necessità dei fratelli; continuerai a collaborare con il cappellano dell’Ospedale, don Saverio Pititteri e ti inserirai nell’attività parrocchiale con don Andrea Militello nella comunità di Fontanelle. Il buon Dioper intercessione di Maria, la madre del Signore, e di San Vincenzo de’ Paoli, conceda a ciascuno di noi, quali “operai della sua messe”, di camminare al suo cospetto per tutti i giorni della nostra vita.»

Al termine della solenne concelebrazione, molto intensa e partecipata, la signora Mariella Safina, a nome di tutto il volontariato della diocesi, ha ringraziato il Vescovo per il dono della celebrazione e delle sue belle parole e ha richiesto a tutti Vescovo e presbiteri una rinnovata vicinanza al volontariato Vincenziano in questo momento definito particolarmente difficile.

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