Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura
San Paolo Miki e compagni
Letture: Gen 1,1-19; Sal 103; Mc 6,53-56
Riflessione biblica
“Lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello” (Mc 6,53-56). È un sommario: mette in evidenza l’attività taumaturgica di Gesù; e pone l’accento sul “toccare” Gesù o il lembo del suo mantello. Non è superstizione! È fede in Gesù, che ci comunica la tenerezza e la misericordia di Dio nei momenti difficili della nostra fragilità fisica, psichica e spirituale: “Buono è il Signore verso tutti, la sua tenerezza si espande su tutte le creature” (Sal 145,9). È fede in Gesù, che ci comunica vita, luce e salvezza: “In lui è la vita e la vita è la luce degli uomini. La luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta” (Gv 1,4-5). “Toccare almeno”: grido di una fede messa alla prova e che soffre dinanzi al male che opprime il corpo, e anche l’anima. “Toccare almeno il lembo del mantello di Gesù” è gesto di speranza, speranza che nasce dalla fede in lui: “Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male” (Mc 5,34). Non è “il toccare il mantello” che salva, ma Gesù, l’inviato di Dio per la salvezza. Egli si lascia toccare e mostra “la sua compassione” verso di noi, che abbiamo bisogno di essere guariti e di camminare in pienezza di vita. Ci tocca con la sua parola di verità e ci libera dalla tenebre della menzogna: “Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Gv 8,31-32). Ci tocca con i suoi sacramenti di grazia, che ci guariscono dalle nostre fragilità e ci fortificano nel cammino secondo lo Spirito: “Liberati dal peccato e fatti servi di Dio, raccogliete il frutto per la vostra santificazione e come traguardo avete la vita eterna” (Rom 6,22). Ci tocca e ci guarisce, facendoci attivi nell’amore: “Agendo secondo verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa tendendo a lui, che è il capo, Cristo” (Ef 4,15). Toccati da Gesù, anche noi dobbiamo toccare con misericordia il corpo sofferente di tanti nostri fratelli e sorelle: “tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25,40).
Lettura esistenziale
“E dovunque giungeva, in villaggi o città o campagne, ponevano i malati nelle piazze e lo pregavano di potergli toccare almeno la frangia del mantello; e quanti lo toccavano guarivano” (Mc 6, 56). L’esperienza della guarigione dei malati ha occupato buona parte della missione pubblica di Cristo e ci invita ancora una volta a riflettere sul senso e sul valore della malattia in ogni situazione in cui l’essere umano possa trovarsi. Nonostante che la malattia faccia parte dell’esperienza umana, ad essa non riusciamo ad abituarci, non solo perché a volte diventa veramente pesante e grave da sopportare, ma essenzialmente perché siamo fatti per la vita, per la vita completa. Giustamente il nostro “istinto interiore” ci fa pensare a Dio come pienezza di vita, anzi come Vita eterna e perfetta. Quando siamo provati dal male e le nostre preghiere sembrano risultare vane, sorge allora in noi il dubbio ed angosciati ci domandiamo: qual è la volontà di Dio? È proprio a questo interrogativo che troviamo risposta nel Vangelo. In diversi brani evangelici leggiamo che Gesù guariva ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo. Gesù non lascia dubbi: Dio – del quale Lui stesso ci ha rivelato il volto – è il Dio della vita, che ci libera da ogni male. I segni di questa sua potenza d’amore sono le guarigioni che compie: dimostra così che il Regno di Dio è vicino, restituendo uomini e donne alla loro piena integrità di spirito e di corpo. Queste guarigioni sono però segni che rimandano ad altro: non si risolvono in se stesse, ma ci fanno capire che la vera e più profonda malattia dell’uomo è l’assenza di Dio, della fonte della verità e dell’amore. Solo la riconciliazione con Dio può donarci la vera guarigione, la vera vita, perché una vita senza amore e senza verità non sarebbe vita.