• 22 Novembre 2024 12:02

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura

Sabato della III settimana di Quaresima

Letture: Os 6,1-6; Sal 50; Lc 18,9-14

Riflessione biblica

“Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano” (Lc 18.9-14). Dinanzi a Dio siamo tutti uguali: siamo figli, che “nello Spirito gridiamo: Abba, Padre!” (Rom 8,18). Nella preghiera, ci rivolgiamo a lui per essere in comunione con lui, per ringraziarlo o per chiedere la sua misericordia: “Pietà di me, o Dio, nel tuo amore; nella tua grande misericordia cancella la mia iniquità” (Sal 51,3). E Dio accoglie tutti nella sua casa: per lui siamo tutti più o meno bisognosi della sua misericordia. servizio-300x200 Dinanzi a Dio siamo tutti ugualiNoi, invece, stabiliamo delle differenze: valutiamo gli altri con rigore, mentre ci presentiamo dinanzi a Dio con la pretesa di essere giusti. Assumiamo le sembianze del “fariseo”: “irreprensibili quanto alla giustizia che deriva dall’osservanza della legge” (Fil 3,6) e facciamo finta di non sapere che la nostra salvezza “non dipende dalla volontà né dagli sforzi dell’uomo, ma da Dio che ha misericordia” (9,16). Così, invece di ringraziarlo per la sua misericordia, ostentiamo la ricchezza dei nostri meriti: siamo buoni cristiani, praticanti, abbiamo fatto opere di bene, siamo a posto dinanzi a Dio. Nel pregare, c’è bisogno di un po’ più di stile evangelico: più comunione di amore con Dio, più amore misericordioso con i fratelli, più consapevolezza delle nostre fragilità: “Se voi perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe” (Mt 6,14-15). La preghiera del cristiano è umile e riconoscente: nasce dal cuore, purificato dalla grazia di Dio e aperto alla lode delle meraviglie che Dio ha compiuto per noi. Ricordiamoci: “Chi si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato” (Lc 18,14). L’umiltà è realismo di vita: ci fa occupare “il posto” più adatto nella relazione con i fratelli e sorelle nella fede: “Non valutatevi più di quanto è conveniente valutarsi, ma valutatevi in maniera da avere di voi una giusta valutazione, ciascuno secondo la misura di fede che Dio gli ha dato” (Rom 12,3). Gesù sia la “misura” del nostro essere e dello stare insieme in comunione con lui: “Siate come me, che sono mite ed umile di cuore” (Mt 11,29).

Lettura esistenziale

fariseo Dinanzi a Dio siamo tutti uguali«Due uomini salirono al tempio a pregare» (Lc 18, 10). Di là, uno «tornò a casa sua giustificato, a differenza dell’altro» (Lc 18, 10.14). Quest’ultimo aveva esposto tutti i suoi meriti davanti a Dio, quasi facendo di Lui un suo debitore. In fondo, egli non sentiva il bisogno di Dio, anche se Lo ringraziava per avergli concesso di essere così perfetto e “non come questo pubblicano” (Lc 18, 11). Eppure sarà proprio il pubblicano a scendere a casa sua giustificato.

Consapevole dei suoi peccati, che lo fanno rimanere a testa bassa – in realtà però egli è tutto proteso verso il Cielo –, egli aspetta ogni cosa dal Signore: “O Dio, abbi pietà di me peccatore” (Lc 18, 13). Egli bussa alla porta della Misericordia, la quale si apre e lo giustifica, “perché – conclude Gesù – chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato” (Lc 18, 14).

Questa stessa porta della Misericordia non ha cessato di aprirsi a tutti coloro che, sospinti dalla grazia, ad essa hanno bussato lungo i secoli. Tu ed io siamo di loro. Rendiamo grazie a Dio perché ci ha chiamati ad entrare in questa processione dei tempi per farci avanzare verso il futuro seguendo le orme di Cristo.

Ma, se noi siamo convinti e abbiamo fatto l’esperienza che, senza Cristo, la vita è incompleta, le manca una realtà, anzi la realtà fondamentale, dobbiamo anche sentire imperiosa l’urgenza di proclamare la gioia di questo incontro per offrire a tutti coloro che incontriamo sul nostro cammino la possibilità di trovare, in questo modo, anche la sua vera autenticità e di raggiungere la vita eterna.