Educare all’affettività, alla sessualità e al rispetto reciproco è la strada maestra per costruire persone capaci di coltivare relazioni serene ed equilibrate, ma anche per disinnescare la violenza di genere. È questo il senso dell’impegno che la Chiesa italiana sta mettendo in campo, con molteplici iniziative da Nord a Sud. Tante le diocesi coinvolte, tante le associazioni, i movimenti, le aggregazioni. Ne abbiamo parlato più volte in questi mesi, abbiamo dato voce a numerosi esperti e alle comunità che hanno avviato esperienze, percorsi, progetti. Alcuni punti fermi per tutti: integrare con sapienza aspetti psicologici, antropologici, scientifici, esistenziali, spirituali per offrire a ragazzi e ragazze importanti occasioni di riflessione. Educare alle relazioni per conoscere meglio se stessi e la persona che ci sta di fronte è un punto di partenza imprescindibile per crescere con un atteggiamento capace di scelte responsabili dal punto di vista dell’affettività e della sessualità e, allo stesso tempo – vale soprattutto per i ragazzi – comprendere che nessuna relazione può nascere e consolidarsi senza mettere al primo posto il rispetto profondo dell’altra persona, che vuol dire rinunciare comportamenti inaccettabili, segnati dall’arroganza, dalla pretesa del possesso, dell’egoismo, modellati sulle derive del peggior maschilismo. Solo in questo modo percorsi e proposte educative possono diventare una preziosa scuola di convivenza che prepara il futuro dei giovani e quindi una società migliore per tutti. Ecco dieci punti (non esaustivi) da non trascurare
1) ATTESA – Accompagnare i giovani alla scoperta del corpo, della sessualità, dell’amore vuol dire aiutarli a scoprire sé stessi, aiutarli a comprendere che le emozioni sono diverse dagli affetti. Sono tanti i giovani – e anche quello meno giovani – che confondono una forte attrazione, un’emozione, un’avventura sessuale con l’amore. L’innamoramento è solo la porta che apre all’amore. È il primo passo per scoprire che nel cuore c’è posto per accogliere l’altro/a ma, se ci ferma qui, se non si vive il tempo propizio dell’attesa e della conoscenza reciproca, si rischia di andare incontro a delusioni cocenti.
2) NON SOLO SOCIAL – Aiutare i ragazzi a comprendere che cellulari, social, piattaforme digitali, se ci aiutano a comunicare rapidamente, non potranno mai sostituire la relazione in presenza perché la persona costruisce la sua identità solo attraverso le relazioni affettive che sperimenta nella concretezza. L’amore sul web è solo un surrogato che si consuma con la velocità di un like
3) INTIMITA’ – Far comprendere che una relazione sessuale – che è un’altra cosa rispetto a quella genitale – può solo avvenire in un contesto di intimità personale all’insegna della conoscenza, del rispetto, della misura. Non bisogna avere fretta per arrivare a un incontro autentico e soddisfacente tra due alterità
4) PERSONA – Un mero contatto fisico senza una relazione affettiva profonda e consolidata è solo un’avventura che lascia un senso di vuoto e di amarezza. Per vivere un’esperienza autentica e soddisfacente c’è bisogno di tempo per una conoscenza reciproca che coinvolga in modo integrale tutta la persona
5) FEMMINILE E MASCHILE – Dobbiamo avere il coraggio di dire ai giovani che il femminile e il maschile, con tutte le loro specificità di genere, sono un valore da conoscere e da apprezzare. Essere maschi o essere femmine non è un problema, ma una ricchezza. Affrontare con coraggio le specificità di genere vuol dire combattere anche tutti gli stereotipi che si sono stratificati nel tempo. Maschile e femminile sono due mondi da integrare all’insegna del rispetto reciproco.
6) GENERE – Conoscere le specificità di genere significa accogliere e comprendere in una logica di inclusività ragazze e ragazzi che non si riconoscono nello schema binario. Tutti, nessuno escluso, possono essere accompagnati, se lo desiderano, alla scoperta dell’affettività e della sessualità. Ragazze e ragazzi vanno accompagnati per quello che sono, non per quello noi vorremmo fossero. D’altra parte, l’adolescenza è la fase della vita in cui i ragazzi si aprono e si confrontano chiedendosi, “chi sono”? Ciascuno va accompagnato a scoprire sé stesso secondo ciò che realmente si è, in una prospettiva di libertà, senza condizionamenti e senza il timore di guardare la propria realtà personale.
7) ORIENTAMENTO – Non dobbiamo confondere il sesso con l’orientamento sessuale e il ruolo di genere che la persona pensa di avere. Molte volte questi termini si confondono, oggi parliamo di un sesso bimodale, di un continuum di orientamento sessuale e di un ruolo di genere che la persona deve definire. Quando questi tre concetti non sono chiari emerge una grande confusione
8) RELAZIONI TOSSICHE – Importante anche aiutare i giovani a scoprire le cosiddette relazioni tossiche, molto spesso anticamera dell’abuso. Per farlo occorre permettere loro di acquisire una solida identità personale. I giovani che hanno imparato a cogliere e a rifiutare i tentativi di manipolazione nelle loro relazioni affettive, amicali e familiari sono più autonomi e liberi
9) ASCOLTARE – Prima di accompagnare, dare consigli e opinioni, è necessario ascoltare i giovani, entrare in punta di piedi nel loro universo, mettere da parte le teorie che pensavamo efficaci e sviluppare un atteggiamento di comprensione e di accettazione delle diverse fragilità, non negandole ma abbracciandole per trasformarle ed educarle alla consapevolezza del limite
10) NE’ RIGORISTI NE’ APERTURISTI – Per accompagnare gli adolescenti a riconoscere il valore e la bellezza dell’umano, gli educatori e i genitori hanno bisogno di formazione. Per formarci occorre verificare attentamente la qualità dei presunti esperti e i contenuti delle loro comunicazioni. Parliamo di temi delicati e complessi. La competenza è fondamentale. Diffidiamo dai rigoristi della tradizione ma anche da quelli che sostengono aperture indiscriminate.
(fonte Avvenire)