La storia vocazionale di Maria Giovanna Titone raccontata a Condividere della Diocesi di Mazara, una vita donata al Signore ogni giorno rinnovando il proprio si proprio nelle situazioni di difficoltà.
La mia vocazione è nata nelle aule di tribunale, quando ho cominciato a chiedermi se la strada che avevo intrapreso (quella degli studi di giurisprudenza e della pratica forense) fosse davvero la mia. Sono sempre stata una appassionata cercatrice della verità e ho intrapreso gli studi di giurisprudenza affascinata dalla statura morale di giudici come Rosario Livatino e Giovanni Falcone; ma in quegli anni, dopo la laurea e nelle esperienze lavorative che maturavo, la verità sembrava sempre più sfumare. La realtà di diventare adulta sembrava allontanarmi sempre di più da quel desiderio di giustizia e verità che mi aveva fatto intraprendere quella carriera. Ho pensato che forse avrei dovuto rinunciare ai valori alti in cui credevo e che avrei dovuto fare dei compromessi, e accontentarmi.
Qualcosa in me però non si rassegnava! Può sembrare presuntuoso mettere nero su bianco, ma ho sempre sentito forte che la mia vita non era solo per me, che ero chiamata a fare di questa esistenza donatami, un dono a mia volta. In effetti, credo che questa sia la chiamata che ciascun uomo e donna riceve dalla vita, e che le cose del mondo avviliscono, fino a farci credere di essere uno in un mucchio. Sono stati tanti i passaggi in cui il Signore mi ha scossa perché entrassi in relazione con Lui. Devo dire che io, da parte mia, ho cercato in tutti i modi di scansarlo, ma nel momento in cui ho cominciato a riconoscere che quella verità tanto cercata, non era una idea, ma una persona, Gesù Cristo, niente è più stato come prima! Non mi piace spacciare la vocazione alla vita religiosa come un cammino assicurato di gioia. Il mio cammino vocazionale, ormai iniziato 10 anni fa, è stato segnato anche da tanti errori, delusioni, momenti di crisi.
È per questo che posso dire che non tornerei indietro! Perché ogni errore, delusione, crisi è stato uno slancio di vita, che mi ha reso la donna consacrata che sono, desiderosa di mantenermi in divenire e sempre in ricerca di quella Verità che si lascia cercare e incontrare in tutte le cose. Ecco perché da due anni ho ripreso gli studi di diritto: anche nel diritto canonico Dio si lascia incontrare! Sono diventata così suora di San Giuseppe di Chambéry, congregazione di spiritualità ignaziana, nata nel 1650 a Le Puy.
Da un anno mi trovo a Ravenna, dove la nostra comunità è inserita nella parrocchia di San Rocco in centro città. Ho un contratto di lavoro con la parrocchia che mi impegna nella gestione di un dormitorio per persone senza fissa dimora. Cerco di fare il possibile perché gli uomini e le donne che accogliamo possano sentire che qualunque sia il fardello della loro storia ci sono ancora passi possibili da compiere per aprirsi a un orizzonte di speranza. Non è carità, almeno non credo. È semplicemente quello che Dio fa con me ogni giorno, rialzandomi dalle mie cadute!