di Sr. Ch. Cristiana Scandura osc – Tra le tante cose che mi fanno sorridere, ce n’è una di cui oggi voglio parlare: la classificazione delle donne come appartenenti al cosiddetto “sesso debole”.
Ma le cose stanno proprio così?
A me non dispiace molto questa classificazione, non perché la consideri vera, ma perché ritengo che ci consenta di agire indisturbate, al pari dei poliziotti quando vestono in borghese per non farsi riconoscere.
Quando penso a qualche esempio, tra i tanti, palese e inoppugnabile, la mia profonda convinzione si rafforza sempre di più.
Mi viene in mente, per esempio, S. Chiara D’Assisi, una donna che pur comportandosi con dolcezza e rispetto e rimanendo sempre obbediente alla Santa Madre Chiesa, seppe però tener testa al Papa e ottenere ciò che desiderava, cioè l’approvazione della Regola che il Signore le aveva ispirato.
Un altro esempio è quello della sorella carnale di Chiara, Agnese, che seguì le orme della santa sorella e fu la sua prima discepola.
Già Chiara, osteggiata dai parenti che si opponevano al suo proposito di santità, affrontò con animo forte gli ostacoli che questi le frapponevano e risolutamente non cedette né alle lusinghe né alle minacce, ma temperando con la mitezza e la fermezza l’animo dei familiari, li indusse ad accettare con rassegna-zione la sua scelta.
Ogni giorno Chiara pregava Dio, chiedendogli con insistenza che, come nel secolo era vissuta insieme alla sorella in unità di sentimenti, così continuasse tra di loro l’unione nella volontà di seguire Cristo, nella consacrazione totale al Suo servizio.
Il Signore non tardò ad esaudire questa preghiera e Agnese, ispirata dallo Spirito Santo rivelò alla sorella Chiara il suo desiderio di servire il Signore.
Mentre però le sorelle, felici, seguono le orme di Cristo, si scatenano contro di loro gli assalti dei consanguinei, mal disposti ad accettare la perdita anche di Agnese, dopo quella di Chiara.
Il giorno seguente, lo zio Monaldo, su tutte le furie, portando con sé altri undici uomini, si reca al luogo dove si trovavano le due giovani, fermamente deciso a riportare Agnese a casa.
Già questo fatto suscita la mia ilarità: per riportare a casa Agnese, che è soltanto una fanciulla, Monaldo coinvolge altri ben undici uomini (e con lui dodici!), ma non vi sembra un po’ eccessivo? E dov’è finita la forza virile?
Per gentile concessione, fossero stati solo 4 uomini… uno per arto…, avrei taciuto, ma dodici non sono un po’ troppi?
A mio avviso, già zio Monaldo parte sconfitto e dimostra di avere paura di una fanciullina.
Ma la cosa non finisce qui! I dodici uomini, dispiegano tutta la loro forza ma non riescono ugualmente a trascinare via con loro Agnese che, mentre Chiara prega, sembra essere diventata così pesante da non riuscire a muoverla neppure con l’aiuto di altri uomini provenienti dai campi e dalle vigne intorno. Allora, con sarcasmo, affermano che sicuramente ha mangiato piombo tutta la notte.
Lo zio Monaldo, arrabbiato, sconfitto e ferito nel suo orgoglio, cerca di colpire la giovane con un pugno, ma rimane col braccio paralizzato e dolorante per lungo tempo.
Questi sono soltanto alcuni tra i tantissimi esempi.
Dunque, le donne appartengono al sesso debole, forte o fortissimo? A voi la conclusione.
La nostra forza però è l’amore, la tenerezza, la dolcezza, il perdono, la mitezza, unite alla tenacia, alla costanza, all’impegno, all’intuito, alla fantasia e creatività proprie dell’amore.
Non rinunciamo alla nostra “fortezza” e non confondiamola con altri atteggiamenti che non ci si addicono, ma chiediamo al Datore di ogni Bene la grazia di viverla e di esercitarla nel modo giusto, per intercessione della Vergine Maria, la Donna forte per eccellenza.
Comunque, per non creare conflitti con gli uomini, facciamo così: essi continueranno ad appartenere al “sesso forte” e noi donne… al “sesso fortissimo”. Siete d’accordo?
Conviene però che teniamo per noi questo segreto e lasciamo parlare i fatti.