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Da scartati a modelli

Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura

Sabato della XIX settimana del Tempo Ordinario

Letture: Gs 24,14-29; Sal 15; Mt 19,13-15

Riflessione biblica

“Lasciateli, non impedite che i bambini vengano a me; a chi è come loro, infatti, appartiene il regno dei cieli” (Mt 19.13-15). Mi immagino la scena: Gesù attorniato da bambini allegri e forse anche un po’ rumorosi, e lui gioioso li benedice. Gesto meraviglioso di Gesù, gesto da imitare. La loro presenza fra noi è segno della bontà di Dio: “Eredità del Signore sono i figli, è sua ricompensa il frutto del grembo” (Sal 127,3). Gesù ha pregato per loro, ha imposto le mani in segno di benedizione e di predilezione e li ha indicati come presenza del Regno di Dio fra noi, come coloro che posseggono la vera intimità con Dio per la loro semplicità: “Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli” (Mt 11,25). Sono modelli di quella umiltà che prepara a divenire partecipi del Regno di Dio: “In verità io vi dico: se non vi convertirete e non divente-rete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli” (Mt 18,3). Sono il segno dell’amore di Dio per l’umanità, dono di speranza e di grazia, e per noi un richiamo ad essere come loro: semplici, umili e fiduciosi nella bontà del Signore. Con Gesù, amiamo i bambini con delica-tezza e bontà di cuore. Evitiamo di dare loro scandalo: “Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, gli conviene che gli venga appesa al collo una macina da mulino e sia gettato nel profondo del mare” (Mt 18,5-6). Educhiamoli, invece, nella via dei comanda-menti di Dio e soprattutto nell’osservanza del comandamento dell’amore, perché “pienezza della legge è la carità” (Rom 13,10)

Lettura esistenziale

“Non impedite che i bambini vengano a me; a chi è come loro, infatti, appartiene il regno dei cieli” (Mt 19, 14). Se a chi è come i bambini appartiene il regno dei cieli, bisogna che ci facciamo piccoli come loro. Ma qual è la caratteristica dei bambini che dovremmo imitare? È noto a tutti che talvolta i bambini fanno i capricci, dobbiamo forse imitarli in questo? Non credo proprio. Spesso poi vogliono stare al centro dell’attenzione e se non lo sono, piangono e urlano o combinano qualche guaio per esserlo. Anche questo comportamento non credo che debba essere oggetto della nostra imitazione. Dunque in che cosa dobbiamo imitarli? Il bambino, in braccio a suo padre o a sua madre, è tranquillo e sereno, sa che non gli può succedere nulla di male; crollasse il mondo, lui non ha paura. Nei confronti di Dio, dovremmo avere il loro stesso atteggiamento di fiducia e di abbandono. Ho notato questo: da bambini, poiché ci si affida pienamente ai genitori, non si ha paura. Da grandi invece, poiché contiamo sulle nostre forze e cerchiamo di risolvere da noi stessi i problemi, la paura e l’ansia ci attanagliano. I santi facevano così: si impegnavano come se tutto dipendesse da loro, ma, allo stesso tempo, confidavano in Dio come se tutto dipendesse da Lui. Noi sappiamo che il Padre celeste ci ama. Ci ama a tal punto da donarci il Suo unigenito Figlio. Questi poi ci ha assicurato che è andato a prepararci un posto nella Casa del Padre Suo e quando questo posto sarà pronto, verrà a prenderci. Questa certezza dovrebbe riempirci di gioia e darci sicurezza. Anche nella prova, il pensiero che: “Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio” (Rom 8, 28), cioè che tutto il Signore fa servire per la nostra santificazione, deve donarci la cristiana serenità nell’affrontare le inevitabili prove della vita.

 

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