• 23 Novembre 2024 3:23

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Cronista documenta manifestazione pubblica a Messina: la polizia lo porta in questura. Direzione, Ordine dei giornalisti e sindacato al suo fianco

Una mattinata che avrebbe dovuto essere dedicata alla copertura di un evento pubblico a Messina si è trasformata in un inaspettato e controverso episodio per il cronista Fabrizio Bertè, corrispondente del quotidiano “Repubblica.” La sua missione era quella di documentare una manifestazione ambientalista nella sua città, ma il suo impegno si è scontrato con un incontro con la polizia che avrebbe dell’incredibile.

Tutto è iniziato alle 10 del mattino quando il giornalista ha incrociato un docente scolastico in un bar. Decisi a seguire la manifestazione insieme, i due si sono diretti verso il luogo dell’evento e successivamente si sono seduti sulle scale di una chiesa molto centrale a Messina. Qui è dove tutto è iniziato ad andare storto. Un poliziotto in abiti civili si è avvicinato a Bertè e al docente, richiedendo i loro documenti e spiegando che si trattava di un controllo di routine.

La situazione ha preso una piega inaspettata quando altri tre agenti in borghese si sono uniti al controllo. Bertè, insieme al docente, ha collaborato, mostrando i propri documenti e identificandosi come giornalista. Tuttavia, la polizia ha richiesto di ispezionare il contenuto dello zaino di Bertè, minacciandolo di portarlo in questura se non avesse acconsentito. Il motivo di questo controllo non è stato spiegato chiaramente.

I poliziotti hanno iniziato a fare domande al cronista, come “Dove stai andando?” e “Cosa devi seguire?” Queste domande sembravano fuori luogo, dato il chiaro contesto lavorativo di Bertè. La situazione è rapidamente degenerata quando una vettura della polizia di Stato ha portato via il docente scolastico per portarlo in questura. La stessa sorte è toccata a Bertè, che è stato invitato a salire in un’altra auto, accompagnato da tre agenti.

In questura, Bertè ha dovuto affrontare le stesse domande che gli erano state rivolte sulle scale della chiesa e all’interno dell’auto. Questa detenzione ingiustificata ha portato a una reazione di solidarietà da parte di diverse istituzioni e associazioni.

Il comitato “no ponte” ha denunciato l’episodio come un attacco alla libertà di cronaca e al pluralismo dell’informazione, sottolineando l’importanza dell’informazione come pilastro della democrazia.

Anche l’Ordine dei giornalisti di Sicilia ha espresso solidarietà nei confronti di Bertè, chiedendo chiarezza sull’episodio e ribadendo l’importanza del diritto di cronaca, sancito dall’articolo 21 della Costituzione.

La Figec di Messina (Federazione italiana giornalismo e editoria) ha manifestato piena solidarietà al cronista Bertè, sottolineando l’importanza di garantire il diritto-dovere di cronaca e di rispettare il lavoro dei giornalisti.

L’Associazione della stampa siciliana ha condannato l’azione della Digos, definendola come un ostacolo all’attività giornalistica, che è un diritto garantito dalla Costituzione.

In un momento in cui il giornalismo svolge un ruolo cruciale nell’informare il pubblico e vigilare sul potere, è essenziale garantire la libertà di stampa e il diritto di cronaca, fondamentali per una società democratica. L’episodio di Messina richiama l’attenzione sulla necessità di tutelare e rispettare il lavoro dei giornalisti, senza ostacolarne la missione di informazione.