• 22 Novembre 2024 4:25

Quotidiano di ispirazione cristiana e francescana

Commento al Vangelo di Fra Giuseppe Maggiore

XX domenica del Tempo Ordinario

Letture: Pr 9,1-6; Sal 33; Ef 5,15-20; Gv 6,51-58

“Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me”

Otto versetti per dire: “Mangiate di me”. Un linguaggio tipico degli innamorati, ed è così, Gesù è innamorato follemente dell’uomo tanto da farsi pane.

Mangiamo di Cristo per semplicemente vivere, per vivere davvero. Gesù ci dice di mangiare la sua umanità, il suo modo di abitare la terra, di relazionarsi con ogni essere umano come fa lui.

“Gesù non sta parlando del sacramento dell’Eucaristia, ma del sacramento della sua esistenza. Vuole che nelle nostre vene scorra il flusso caldo della sua vita, che nel cuore metta radici il suo coraggio, perché ci incamminiamo a vivere l’esistenza umana come l’ha vissuta lui. Si è fatto uomo per questo, perché l’uomo si faccia come Dio. Allora mangiare e bere Cristo significa prenderlo come misura, lievito, energia. Non “andare a fare la Comunione” ma “farci noi sacramento di comunione”. (Ronchi)

Assimilare lui significa toccare piaghe e dolori dell’umanità e non riempire la vita di riti, preghiere e pensieri devoti.

Se pensassimo che cibarci di lui è dimorare in lui. Se pensassimo che essere dimora di Cristo significa entrare a far parte ancora di più della Santissima Trinità.

Mangiare di Lui significa “cristificarsi” per essere pane di condivisione per ogni fratello e sorella che incrocia il nostro cammino.

Un esempio di “cristificazione” è Francesco di Assisi. Francesco viveva con grande ammirazione e devozione l’Eucarestia, capiva il grande gesto di sottomissione di Gesù che “ogni giorno egli si umilia come quando dalle sedi regali scese nel grembo della Vergine; ogni giorno viene a noi in umili apparenze; ogni giorno discende dal seno del Padre sull’altare nelle mani del sacerdote. E, come ai santi apostoli apparve in vera carne, così ora a noi si mostra nel pane sacro. E come essi, con i loro occhi corporei, vedevano soltanto la sua carne ma lo credevano Dio poiché lo contemplavano con gli occhi dello spirito, così pure noi, vedendo con gli occhi del corpo il pane e il vino, dobbiamo vedere e credere fermamente che sono il suo santissimo corpo e sangue vivo e vero. In tal modo il Signore è sempre con i suoi fedeli, così come egli dice: Ecco, io sono con voi sino alla fine del mondo” (San Francesco, Ammonizione I ). Era tanto il desiderio di conformarsi all’amato che ricevete in dono le stimmate.

Qual è il nostro desiderio? Siamo davvero cristificati tanto da condividere la nostra vita con il prossimo e dare noi stessi da mangiare? Tante messe, ma ci facciamo eucarestia nel mondo in cui viviamo? ci speziamo e ci versiamo come Cristo sull’altare, o la messa è semplicemente un rito alla quale bisogna partecipare per tradizione o abitudine, o semplicemente per tranquillizzare la mia coscienza ?

Buona domenica!