di Francesco Polizzotti
Scarsa piovosità, cambiamenti climatici, gestione inefficiente delle risorse idriche. La Sicilia sta affrontando un periodo prolungato di scarse precipitazioni, con un deficit pluviometrico che si protrae da diversi anni. Inoltre, l’aumento delle temperature medie e la maggiore frequenza di eventi meteorologici estremi, come le ondate di calore e le prolungate siccità, sono fattori aggravanti. A questi fattori non si possono non sommare le perdite nelle reti idriche, mancanza di manutenzione degli impianti e sprechi, oltre ad una strategia inesistente che metta mano ad una riforma sospesa e di cui gli agricoltori chiedono conto al presidente Renato Schifani.
Nel primo pomeriggio di oggi inizierà a Palermo il presidio Coldiretti davanti alla Presidenza della Regione. Centinaia di agricoltori staranno giorno e notte in piazza Indipendenza “perché gli interventi indispensabili già approvati dal presidente Renato Schifani dopo la grande manifestazione del 28 maggio scorso, ad eccezione del voucher fieno, non sono state ancora attuati”.
Si parla tanto di dissalatori, di recupero delle acque salmastre, di impianti capaci di dare aiuto alle aziende e alle città più popolose. In Sicilia addirittura sono in disuso da oltre 12 anni. Eppure, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) prevedeva una misura proprio per l’efficientamento e la realizzazione di impianti di ultima generazione per la gestione della rete idrica e la conversione delle acque.
Pare invece che in Sicilia gli unici comuni che sembrano aver avanzato dei progetti per la realizzazione di dissalatori su fondi PNRR sulla misura transizione ecologica, sono stati il Comune di Lipari e il Comune di Favignana per un complessivo numero di interventi finalizzati anche alla realizzazione di nuovi impianti idrici e la manutenzione della rete idrica esistente. A questi il Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica, quale amministrazione titolare dei progetti, ha anche approvato la realizzazione di impianti con fonti rinnovabili per l’approvvigionamento dell’energia elettrica.
Un non senso per una Regione che ha sempre sofferto la siccità e che quest’anno sta attraversando la stagione estiva in piena emergenza idrica. Anche le società di imbottigliamento delle acque hanno dichiarato l’impossibilità di poter fornire i punti venditi delle casse d’acqua richieste, riducendone la distribuzione.
Le immagini dell’entroterra siciliano, territorialmente la parte dell’Isola in cui insistono i principali laghi, sorgenti e dighe, ci dicono come tutto sia saltato nella pianificazione e nella stessa razionalizzazione delle acque, con intere comunità costrette alla riduzione dell’uso e del consumo privato, a cui si aggiunge la drastica diminuzione dell’acqua necessaria alle aziende agricole per poter gestire la produzione e il sostentamento degli animali. Non mancano le denunce per il business dell’acqua con il costo per un’autobotte è salito del 250% in tre mesi.
In Puglia, invece sono diversi i comuni che hanno colto l’occasione dei fondi PNRR per la realizzazione di impianti di dissalazione. A Taranto prenderà vita il più grande dissalatore d’Italia, di fatto il primo impianto continentale ad uso civile. L’avanzare del climat change e la necessità di diversificare le fonti – spiegano dall’Acquedotto Pugliese- hanno dato una forte accelerata al processo che, dopo un iter amministrativo lungo un anno, è arrivato al via. Sempre in Puglia, si paventava l’idea di avviare un ulteriore dissalatore per l’Ilva. Nei programmi dell’Acquedotto pugliese per il futuro ci sono invece altri dissalatori ad uso civile, uno su Brindisi e l’altro nell’area di Manfredonia, a nord della Puglia, utilizzando acqua di mare, e pare essere in corso un confronto con Enel in merito ad una riconversione eventuale dell’impianto di Cerano, nei pressi di Brindisi, che è in fase di dismissione.
La siccità in Sicilia è una sfida complessa che richiede un impegno congiunto da parte delle istituzioni, degli operatori economici e dei cittadini. Solo attraverso azioni coordinate e sostenibili sarà possibile affrontare questa emergenza e costruire un futuro più sostenibile per la nostra isola. Non mancano intelligenze e nemmeno risorse ma fintantoché si fissa il dito e non la luna, ogni soluzione sarà sempre emergenziale.
La proposta di Legambiente è quella di puntare su un approccio circolare nella gestione dell’acqua, un po’ come quello che da decenni si cerca di fare con i rifiuti. La ricetta per frenare la crisi idrica passa da tre punti: “Serve una ridefinizione di una regia unica da parte delle Autorità di bacino distrettuale, incentivare buone pratiche che permettano di trattenere il più possibile l’acqua sul territorio e promuovere sistemi per il recupero delle acque piovane e per il riuso delle acque reflue”, si legge in una nota dell’organizzazione.
Di recente il sindaco di Militello Val di Catania, Giovanni Burtone, ha chiesto all’esercito la realizzazione di dissalatori affidandoli al genio militare e fare in modo che si possa avere un impianto il prima possibile. Dichiara Burtone, parlamentare siciliano del Partito Democratico: “Dopo essere finiti persino sulle pagine del New York Times per la siccità con una foto, quella del lago di Pergusa prosciugato, che rimarrà storica credo che il tempo delle chiacchiere sia abbondantemente esaurito”. “Abbiamo un Ministro – continua – che gioca con ponti e centrali nucleari e che invece dovrebbe concentrarsi su una unica priorità: i dissalatori”.
Papa Francesco ricorda come l’acqua in quanto bene primario, non deve essere oggetto di sprechi, abusi e guerre ma va preservata a beneficio nostro e delle generazioni future. Servono strade di attuazione concrete per la tutela ecologica. Dobbiamo fare attenzione a non ridurre a un «sogno» irrealizzabile la conversione ecologica globale a cui l’umanità è chiamata dall’Enciclica, lasciando in secondo piano l’invito a un cambiamento di rotta verso un nuovo modello di giustizia rivolto anche alle future generazioni che ascolti “tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri”.