Commento al Vangelo di Fra Giuseppe Maggiore
XXXI Domenica del tempo ordinario – Anno A
Letture: Ml 1,14- 2,2.8-10; Sal 130; 1Ts 2,7-9.13; Mt 23,1-12
In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo:
«Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito.
Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente.
Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».
Dopo aver letto il vangelo di questa domenica, ciò che mi viene spontaneo fare è chiudere tutto e fare altro. Questa Parola entra nelle viscere e nel cuore, ci pone degli interrogativi che ci fanno uscire allo scoperto… ovviamente se siamo capaci di essere onesti con noi stessi e capaci di metterci in discussione e, non strappare questa pagina del Vangelo asserendo con convinzione che non è per me ma per gli altri.
Leggendo i vangeli si comprende chiaramente che Gesù non sopporta gli ipocriti e la gente dal cuore indurito, ma ama chi si sa mettere in discussione ed ha un cuore predisposto al cambiamento.
Dovremmo domandarci – soprattutto in ambito ecclesiale – quanto certe strutture, edifici, abiti, tradizioni, riti, manifestazioni… sono davvero per la gloria di Dio o per la soddisfazione degli uomini. Dovremmo domandarci con sincerità quale posto Dio occupa nella nostra vita religiosa, se viviamo più di religione che di Fede. Chiediamoci, sono anch’io, come scriba o fariseo, uno che dice ma non fa? Cristiano di sostanza oppure di facciata?
Il Beato Livatino diceva che “alla fine dell’esistenza, non ci sarà chiesto se siamo stati credenti, ma credibili”. Chi crede davvero da la vita per il fratello, il moralista, l’ipocrita da leggi e norme da eseguire.
Chi è l’ipocrita? è termine greco che significa attore, il teatrante che recita una parte e indossa una maschera. È il moralista che impone leggi rigide, ma solo agli altri, e più è severo con loro più si sente vicino a Dio! Gesù è rigoroso, ma mai rigido.
“Tutte le opere le fanno per essere ammirati dalla gente, si compiacciono dei primi posti, dei saluti sulle piazze, degli applausi…Ma il cuore è assente, il cuore è altrove. Fanno finta: sono personaggi e non più persone. E questa è la peggior sventura che possa capitare, la dissociazione dell’anima, lo sdoppiamento della persona, quando ami ciò che va dalla pelle in fuori (l’apparenza e il superfluo) e non ti curi di ciò che va dalla pelle in dentro (la sostanza e l’essenziale). Sono così rare le persone autentiche, tutte d’un pezzo, quelle che sono se stesse in pubblico come in privato, senza maschere”. (Ronchi) Purtroppo bisogna constatare che di maschere ce ne sono una per ogni stagione.
Mi chiedo e vi chiedo, ma ci rendiamo conto quanto danno rechiamo al Vangelo e alla Chiesa con le nostre incoerenze! Come il nostro apparire ciò che non siamo, il nostro narcisismo ed egocentrismo, i nostri giudizi che mettono in cattiva luce coloro che indichiamo peccatori, allontana il fratello o la sorella?
Sorrido con ammarezza quando sia nella società, come nella politica e purtroppo anche nell’ambito ecclesiale (gruppi associazioni, confraternite ecc.) più che servi ci sono padroni, che vanno alla ricerca spasmodica dei pieni poteri, ormai di moda. Il Signore non vuole bravi ragazzi che osservano le leggi ma discepoli fedeli che amano senza se e senza ma. Quanta pessima pubblicità facciamo a Dio quando ci mettiamo l’abito del perfetto cristiano e siamo lontani dalla fede che mi chiama ad essere servo di tutti. Cerchiamo i primi posti, siamo assidui frequentatori di liturgie e riti vari, poi le nostre scelte sono in contrasto con il Vangelo che ci chiede di essere imitatori di Cristo Gesù che è venuto per servire e non per essere servito.
Buona strada e buona domenica!