Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura
Mercoledì della XIX settimana del Tempo Ordinario
Letture: Dt 34,1-12; Sal 65; Mt 18,15-20
Riflessione biblica
“Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo” (Mt 18,15-20). Ammonire il fratello: com’è difficile! Eppure, la correzione fraterna è atto di amore per il fratello che sbaglia. Non solo dobbiamo perdonarlo, ma anche aiutarlo a ravvedersi, ritrovando la verità e la giustizia. Invece, preferiamo far finta di niente: “sono fatti suoi!”. Peggio: ne parliamo con gli altri, “a fin di bene!”. Nell’uno e nell’altro caso, isoliamo il fratello. Lui rimane nel suo errore e noi non abbiamo messo in atto la “correzione evangelica”. Ammonire il fratello è dovere di carità. Qualunque sia lo sbaglio, rimane sempre un fratello da riportare alla comunione d’amore: “Fratelli miei, se uno di voi si allontana dalla verità e un altro ve lo riconduce, costui sappia che chi riconduce un peccatore dalla sua via di errore lo salverà dalla morte e coprirà una moltitudine di peccati” (Gc 5,19-20). La correzione va fatta con delicatezza ed equilibrio: bisogna avere la pace del cuore e trovare le parole giuste per arrivare al cuore del fratello: “Qualora uno venga sorpreso in qualche colpa, voi che avete lo Spirito correggetelo con dolcezza. E vigila su te stesso, per non cadere anche tu in tentazione” (Gal 6,1). Il silenzio, poi, da solo non basta; se lo si pratica, deve essere unito alla preghiera per il fratello, chiedendo a Dio di illuminare il suo cuore con la luce della verità: “Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene” (Rom 12,21). La mormorazione non serve a nulla: “Guardatevi da inutili mormorazioni, preservate la lingua dalla maldicenza, perché neppure una parola segreta sarà senza effetto; una bocca menzognera uccide l’anima” (Sap 1,11). Il risentimento non dà pace né al nostro cuore, che si tormenta inutilmente per il male ricevuto, né al fratello che rimarrà senza correzione: “Rancore e ira sono cose orribili, e il peccatore le porta dentro. Perdona l’offesa al tuo prossimo e per la tua preghiera ti saranno rimessi i peccati” (Sir 27,30; 28,2). In ogni caso, la correzione va fatta con delicatezza ed equilibrio: bisogna avere la pace del cuore e trovare le parole giuste per arrivare al cuore del fratello.