Commento di Fra Marcello Buscemi e Suor Cristiana Scandura
Martedì della XXXII settimana del Tempo Ordinario
Letture: Sap 2,23-3,9; Sal 33; Lc 17,7-10
Riflessione biblica
“Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare” (Lc 17,7-10). Dure queste parole: esse ci invitano a cambiare mentalità. A volte, ci vantiamo di essere “cristiani praticanti”: bene o male abbiamo osservato il comandamento di “santificare le feste”, abbiamo recitato il rosario e la coroncina della divina misericordia, abbiamo fatto qualche elemosina …. Per carità, tutte cose buone, ma vantarsi di esse è fuori luogo: è mentalità mercantile, lontana dalla mentalità dell’amore. Così, invece di affidarci alla misericordia di Dio e alla sua grazia, diventiamo pretensiosi e facciamo come i farisei: “Rendo loro testimonianza che hanno zelo per Dio, ma non secondo una retta conoscenza. Perché, ignorando la giustizia di Dio e cercando di stabilire la propria, non si sono sottomessi alla giustizia di Dio” (Rom 10,2-3). L’amore è umile: esprime nel silenzio e nella modestia la propria gratitudine a Dio che ci ha ammeso a poterlo servire nell’adorazione e nel servizio ai fratelli. L’amore ci purifica dal nostro egoismo e dai nostri interessi; “Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. Ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma anche quello degli altri” (Fil 2,3-4). Così, il nostro amore, deve essere come quello di Gesù: “Chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti” (Mc 10,45). E proprio perché è umile, l’amore si fa dono: la gratuità rende bello il dono, delicato il servizio, generoso l’impegno: “Dio ama chi dona con gioia” (2Cor 9,7). L’amore è speranza: operando il bene, speriamo non di ricevere cose, ma di essere in comunione di amore con Gesù, che ci ha donato la sua vita. E Gesù non si fa vincere in generosità: quando egli ritornerà, se siamo stati fedeli nel servizio di amore, “si cingerà le vesti, ci farà mettere a tavola e passerà a servirci” (Lc 12,37).
Lettura esistenziale
“Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: ‹‹Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare››” (Lc 17, 10). L’insegnamento del Vangelo odierno è quello dell’umiltà che si esprime nel servizio. Gesù ci invita ad essere umili e porta l’esempio di un servo che ha lavorato nei campi. Quando torna a casa, il padrone gli chiede ancora di lavorare. Secondo la mentalità in uso al tempo di Gesù, il padrone aveva tutto il diritto di farlo. Il servo doveva al padrone una disponibilità completa; e il padrone non si riteneva obbligato verso di lui perché aveva eseguito gli ordini ricevuti. Gesù ci fa prendere coscienza che, di fronte a Dio, ci troviamo in una situazione simile: siamo servi di Dio; non siamo creditori nei suoi confronti, ma siamo sempre debitori, perché dobbiamo a Lui tutto. Davanti a Dio non dobbiamo mai presentarci come chi crede di aver reso un servizio e di meritare una grande ricompensa. Questa è un’illusione che può nascere in tutti, specialmente nelle persone che lavorano molto al servizio del Signore, nella Chiesa. Dobbiamo, invece, essere consapevoli che, in realtà, non facciamo mai abbastanza per Dio. Dobbiamo dire, come ci suggerisce Gesù: «Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare» (Lc 17, 10). Questo è un atteggiamento di umiltà che ci mette veramente al nostro posto e permette al Signore di essere molto generoso con noi. Infatti, in un altro brano del Vangelo egli ci promette che «si cingerà le sue vesti, ci farà mettere a tavola e passerà a servirci» (cfr Lc 12, 37). Se faremo ogni giorno la volontà di Dio, con umiltà, senza pretendere nulla da Lui, sarà Gesù stesso ad infonderci coraggio, forza e serenità.