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Continua la battaglia di Felicia Impastato: in edicola la sua intervista ad Albanese e Sicilia

Nell’ormai lontano 2002 Felicia Bartolotta, la madre di Peppino Impastato, il militante di Democrazia Proletaria ucciso dalla mafia, si raccontava a due giovani attivisti, Angelo Sicilia e Mari Albanese. Si tratta di conversazioni alquanto intime, in cui la signora Felicia parla del rapporto conflittuale col marito, del grande amore per suo figlio Peppino, della morte violenta di quest’ultimo, della scelta di aprire le porte della sua casa a tutti i giovani, per coltivare la memoria e spargere semi di consapevolezza per il futuro. Ma per la prima volta in assoluto, Felicia si lascia andare a parlare anche di sé stessa: della sua giovinezza, della difficoltà di essere donna in Sicilia nei tempi della sua vita, e delle sue ribellioni. Racconti personali, in parte inediti, custoditi in videoregistrazioni e quaderni di appunti rimasti per tutto questo tempo nei cassetti insieme alle foto scattate in analogico da Pippo Albanese tra il 2002 e il 2003.

Le conversazioni restituiscono in maniera cristallina il parlato di Felicia, le sue espressioni ed il ritmo della sua voce. I testi introduttivi di Mari Albanese e Angelo Sicilia, invece, raccontano da un’angolazione personale l’esperienza del Movimento Antimafia dagli anni Novanta fino alla morte di Felicia datata 7 dicembre 2004.

Abbiamo custodito per tutto questo tempo un patrimonio di conoscenze, sentendole intimamente nostre – sottolinea Mari AlbaneseMa questo tempo storico ci chiede una responsabilità verso le nuove generazioni e verso Felicia che i giovani li amava e li accoglieva in casa sua…”. E Angelo Sicilia aggiunge: “Ci siamo convinti a riprendere gli appunti di quel periodo, a risentire la sua voce, facendoci trafiggere nuovamente dalle emozioni a distanza di tanti anni”.

Nel silenzio confuso del tempo presente siamo orgogliosi di tornare sugli scaffali delle librerie con un testo di questa intensità. Tanto forte da arrivare slegato da qualsiasi anniversario”, afferma infine l’editore Ottavio Navarra.

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