di Giovanna Fiume – Si sono concluse ieri le due giornate di studio dedicate a “Schiavitù e santità nera, a 500 anni dalla nascita di san Benedetto il Moro“, che hanno visto la partecipazione di studiosi provenienti da università italiane, straniere e una folta delegazione brasiliana.
Gli interventi hanno spaziato dalla storia della schiavitù, alla posizione della Chiesa nei suoi confronti, alla costruzione dei culti al ‘Santo negro’, alla evangelizzazione francescana, alle forme di devozione degli schiavi nel centro e latino America, alla iconografia e alla storia dell’arte, per giungere sino ai nostri giorni, alle migrazioni nel Mediterraneo, alla colonizzazione dello spazio pubblico tramite murales, la sacralizzazione dell’albero di monte Grifone o la proposta di un ‘cammino’ attraverso i luoghi dell’eremitaggio.
Un approccio multidisciplinare che ha prodotto una potente polifonia, sostenuta dalla ospitalità della Facoltà teologica di Sicilia e dall’Ateneo palermitano, ma che si è retta sulle solide spalle dell’Ordine dei Frati Minori. Il convegno è stato un ‘incubatore di idee’ e ha posto le basi per collaborazioni successive che produrranno, ne sono sicura, effetti prevedibili (l’aumento della conoscenza dei fenomeni correlati al Santo schiavo) e del tutto imprevedibili (le strategie per rendere Benedetto pop, come e più di santa Rosalia). Ma questa è una scommessa o addirittura un azzardo…